All'improvviso, un gatto balza sul cofano dell’auto. È tutto bianco, solo qualche macchia beigeolina che pare essersi tuffato in un cappuccino con panna. Si guarda attorno con aria vispa, la coda puntata verso l’alto, emette sottili miagolii metallici. Stende quindi una zampetta, i polpastrelli rosati, gli artigli retratti, e tocca delicatamente il cristallo del parabrezza. Tanto per accertarsi che oltre non può andare. Poi spinge avanti la testolina, poggia il naso curioso contro la superficie trasparente e al contatto subito lo ritrae, lasciando impressa un’impronta umida. Per un attimo rimane lì, le orecchie ritte, a spiare le mie mosse. Fa ancora qualche flebile versetto, e con un piccolo salto sparisce nel nulla.