C’è sempre un ma di troppo.
Hai ragione, ma.
Ti voglio bene, ma.
Quel ma sta ad attenuare un’affermazione che dovrebbe essere netta, indiscutibile, rendendola invece palesemente malferma. Come scivolare sul podio per colpa dello champagne. Così, quella che parrebbe una serena rassicurazione si tramuta inaspettatamente in una mezza negazione che sa di fiele.
Allora l’anima si abbatte, si confonde, perde il senso fondamentale della misura, saggia perplessa i limiti dell’indeterminatezza. La maturità della ragione e la consapevolezza del sentimento s’incagliano nelle secche del relativismo. L’indistinto finisce per prevalere sull’istinto, l’incertezza del possibile sulla logica della verità. Il dubbio assale la mente, la disorienta, la offusca, la rende infine schiava.
Tutto per colpa di quella maledetta particella avversativa: gettata lì, quasi per caso, eppure più significativa e determinante che mille corollari.
Ma, appunto.
Ma.
Per ogni cosa c’è un ma. Per l’amore, l’amicizia, la stima, la solidarietà. Che, al contrario, non dovrebbero conoscere ma.
Invece si aggiungono pure i se, formulati sovente con astuzia e malizia, subdoli ricatti affettivi. Ti voglio bene se. Hai ragione se. Se facciamo qualcos’altro, se diventiamo qualcos’altro. E noi, cedendo il passo e la dignità, facciamo e diventiamo qualcos’altro: per debolezza, per stanchezza, per l’insicurezza che ci coglie in queste situazioni. Fino a non riconoscere più il senso delle nostre azioni, influenzate da mille esitazioni e condizionamenti che le stravolgono. Fino a non riconoscere neppure più noi stessi.
E va a finire che, prima o poi, rimpiangiamo tutto: se non avessimo detto, non avessimo fatto. Chissà quali alternative esistenziali staremmo sperimentando. Giuste oppure sbagliate, in ogni caso ci apparterebbero compiutamente poiché rientrerebbero nella sfera del libero arbitrio. Capita, invece, che quei se e quei ma conducano in un vicolo cieco. E nessuno ci aiuti ad uscire dall’impasse in cui ci ritroviamo inopinatamente immobilizzati.
Abbiamo torto, e nessuno ci vuole più bene.
Stavolta senza se e senza ma.