La prima volta che pranzarono insieme, il pastore gli chiese come andava a scuola. Discretamente, rispose. Il pastore domandò se studiare gli risultasse difficile. Tirò su con il naso e scosse la testa. Riguardati, disse il pastore. Gauss alzò gli occhi sorpreso. Il pastore lo fissò con aria severa. L’orgoglio è un peccato mortale! Gauss annuì. Non avrebbe dovuto dimenticarlo mai, disse il pastore. Fino alla morte. Per quanto si possa essere intelligenti, bisogna restare umili. Perché? Il pastore chiese scusa. Sicuramente aveva capito male. Niente, si corresse Gauss, non ho detto niente. Sì invece, ribatté il pastore. Voleva proprio sentire cosa aveva detto. Intendevo dire, da un punto di vista puramente teologico, disse Gauss. Dio crea le persone così come sono, però poi l’uomo deve continuamente chiedergli scusa per questo. Non mi sembra logico. Il pastore avanzò l’ipotesi che qualcosa nel suo udito non funzionasse bene. Gauss prese il suo sporchissimo fazzoletto e si soffiò il naso. Sono convinto che c’è qualcosa che non comprendo, ma ho l’impressione che si tratti di un’arbitraria confusione tra causa ed effetto.
(Daniel Kehlmann, La misura del mondo)