Fino ad ora siamo stati parole, tracciate sulla carta o espresse in voce. Sotto gli occhi, attraverso l’udito, si sono progressivamente delineati pensieri, emozioni, sentimenti. Le nostre esistenze hanno cominciato a svelarsi: abbiamo trovato punti d’intersezione, scoperto incroci e incastri spesso non definiti o spiegabili. Sfidando la lontananza e le convenzioni, siamo riusciti a creare e condividere uno spazio ideale, sereno, colmato con tenerezze sempre più palpabili. Si è realizzata un’intesa profonda, un forte attaccamento, un’intimità trasparente. E anche le logiche diversità si sono manifestate come parte di un’identica sostanza. Adesso è necessario che questo patrimonio si schiuda ad un accostamento tangibile, aprendosi ad un contatto fisico. Occorre forzare la distanza che sinora ci ha tenuto separati. L’immagine quasi onirica che ciascuno ha dell’altro deve sovrapporsi a quella reale. Non più soltanto caratteri o suoni, ma corpi che si restituiscono alla percezione diretta, di cui comprendere l’essenza attraverso tutti e cinque i sensi. Non siamo in grado di spiegare completamente gli avvenimenti attuali, neppure di prevedere gli sviluppi futuri, dare risposte definitive. Sappiamo soltanto che ci apparteniamo, e non è più possibile sottrarci a questo richiamo del destino.
(22 dicembre 2005)