(Agosto 2004)
Dall’Hotel Chimisay di calle Bethencourth al Parque Maritimo, dove abbiamo posteggiato l’auto a nolo, ci sono circa dieci minuti di cammino. Giulia e io percorriamo di buon passo le vie deserte di Puerto de la Cruz, che alle nove del mattino dorme ancora. Sull’isola di Tenerife le giornate cominciano tardi e finiscono tardissimo, nel cuore della notte: non c’è da stupirsi, allora, se anche il sole indugia a sbucare tra le nuvole basse.
Al Parque trovano posto centinaia di vetture disposte a raso in file ordinate. A colpo sicuro Giulia rintraccia la nostra, una Punto verde muschio. La Citroën C3 che Europcar aveva consegnato all’aeroporto, ce la siamo ritrovata ieri mattina con la batteria scarica. Praticamente morta. Il servizio assistenza clienti era intervenuto (dopo un’ora, la tipica calma ispanica) e l’auto si era riavviata con il classico sistema dei morsetti, tuttavia ci rimanevano dei dubbi sull’affidabilità. << Dobbiamo andare su al Pico del Teide: che garanzie dà? >>, aveva chiesto Giulia al meccanico nel suo inglese fluente. Costui non ne aveva date, e così eccoci con la Punto.
Sistemiamo gli zaini sul sedile posteriore e controlliamo la cartina geografica. A posto, possiamo andare. Con un minimo di apprensione eseguo l’avviamento. L’auto geme penosamente. Non parte. Ossignùr! Riprovo. E riprovo ancora. Nulla da fare. Non va proprio. Giulia è in preda allo sconforto. Io, più prosaicamente, sono furibondo. Che diamine. Ma tutte a noi devono capitare? Si avvicina un signore spagnolo, il quale, capita la situazione, si offre gentilmente di aiutarci. Dopo aver spostato la vettura dalle strisce bianche di demarcazione, Giulia si siede al posto di guida mentre noi cominciamo a spingere. << Molla la frizione! >>. Niente. Ritentiamo ancora un paio di volte, muovendola per diverse centinaia di metri sotto lo sguardo impietosito dei turisti che (beati loro) si dirigono verso la vicina spiaggia. Macché. Non vuol proprio saperne.
Ringrazio l’uomo per la cortesia, e decido di chiamare nuovamente Europcar. << Ce ne diranno di tutti i colori, però anch’io ho qualche argomento dalla mia >>. << Pensa se succedesse una cosa del genere quando dovremo prendere il traghetto per Gran Canaria >>, si preoccupa Giulia. << Come faremmo, visto che per arrivare a Santa Cruz abbiamo il tempo contato? A Las Palmas abbiamo già l’albergo prenotato… >>. << Per intanto rischiamo di non fare il giro che volevamo. Comunque adesso mi sentono >>. Al telefono risponde un tale che, con voce irritata, dice che verrà al Parque solo tra una mezz’ora. Bene. Ieri ci avevano assicurato dieci minuti, ed era trascorsa un’ora. Dopo mezz’ora giusta, invece, arriva l’omino dell’assistenza – ray-ban, gel a quintali, catene d’oro ai polsi, t-shirt lercia d’ordinanza, untume sparso ovunque. E subito prende ad inveire, sostenendo che devo aver combinato qualcosa. Alla stregua di un vaquero messicano, replico in spanglish che ¡no es posible!, guido da vent’anni, non sono uno sprovveduto e non è colpa mia se non controllano le auto prima di consegnarle ai clienti.
Nel bel mezzo dell’alterco si avvicina Giulia, la quale mi mostra perplessa la targhetta del portachiavi su cui è riportato il numero di targa della Punto. << Guarda un po’ qua. Questa non è la nostra >>. << Come non è la nostra. Se l’ho aperta… >>. << Invece no. Le prime tre lettere coincidono: B, L, F. Ma le altre cifre sono diverse >>. << Hai ragione… ma com’è: stessa macchina, stesso colore, stesso interno, l’autoradio, la carrozzeria rigata, i vetri sporchi, l’adesivo di Europcar… >>. << Sì. Però manca la bottiglia dell’acqua che ieri sera avevamo lasciato nel bagagliaio. E i documenti che ho trovato nel portaoggetti… eccoli: non sono i nostri. Pensavo li avesse dimenticati il meccanico che ci ha sostituito l’auto. Invece… >>. Per un momento rimango lì come fulminato. Infine realizzo: << E la nostra macchina allora dov’è? >>. Mi guardo intorno. Certo, adesso ricordo. L’avevo parcheggiata in faccia al frangiflutti, ad un centinaio di metri da qui. M’incammino deciso, Giulia e il meccanico (sempre torvo, ma adesso un po’ meno: pare abbia capito) mi vengono dietro. Eccola. Massì, è lei. Il numero di targa corrisponde. L’omino dell’assistenza apre la portiera e la mette in moto. Parte al primo colpo: e già, stavolta il code è quello giusto. << ¿Cómo es posible? >>, dico io. << Coincidencia >>, dice lui. E se la cava così.
Mentre ci dirigiamo finalmente verso la serra de Anaga, Giulia e io, ancora confusi, ci poniamo una serie di domande. Di quelle che, già lo sappiamo, non troveranno mai una risposta. Del tipo: come fecero gli antichi egizi a costruire le piramidi? Esistono gli Ufo? Dove si è nascosto bin Laden? Dunque: è plausibile che la stessa chiave apra la serratura di due auto? In questo caso di due Punto verde muschio, evidentemente immatricolate nello stesso periodo, entrambe di proprietà della medesima compagnia di noleggio? La perplessità si rafforza nei giorni seguenti, quando ci accorgiamo che Tenerife è invasa da Punto identiche alla nostra e tutte con il logo Europcar appiccicato in bella vista sul lunotto. La nostra chiave avrebbe aperto pure quelle? Sinceramente, non me la sono sentita di provare. A questi ragionamenti, però, tiene dietro un sospetto: anche la nostra auto avrebbe potuto essere aperta (per errore o disonestà) da chiunque avesse noleggiato una Punto verde? Ad ogni modo, da quel momento in poi, tutte le volte che abbiamo posteggiato ci siamo sempre preoccupati di lasciarla assolutamente vuota.
Durante il tragitto, però, mi viene da fare un’altra considerazione. << Pensa a quel poveretto cui abbiamo aperto la macchina. E non solo: gliel’abbiamo persino spostata dalla parte opposta del Parque. Magari è un tipo pignolo, un pistino, che dopo aver posteggiato aveva memorizzato la fila e la posizione. Arriva, e non la trova più >>. << Aiuto! Me l’hanno rubata! >>. << E poi si fa tutto il Parque a piedi, disperato. Per ritrovarla, alla fine, ben più lontana e messa in modo diverso da come l’aveva lasciata >>. << Come minimo, non ci capisce più niente >>. << Eppure, ricordavo di averla messa ieri sera dove c’è il cancello, con il muso rivolto verso Puerto Cruz! Adesso sta dalla parte opposta e voltata verso l’oceano! >>. << Adesso che lo dici, mi sta venendo in mente un’altra cosa. La Punto. L’abbiamo piantata lì aperta >>. << Ossignùr. È vero. Ci siamo dimenticati di… >>. << Allora va a finire che ammattisce come un birillo >>. << Magari va da uno psichiatra e gli racconta la faccenda. Dottore, non so più quello che faccio! E quello: amigo, tú estás loco >>. << Oppure la moglie gli fa: sei il solito ciucatùn, bevi bevi e poi guarda come ti riduci. Ma questa è l’ultima che mi fai. Domani vado dall’avvocato >>. << Una vita distrutta >>. << Per colpa nostra >>. << Eh no. Di Europcar, che ha riempito l’isola di macchine tutte uguali >>. << E tutte con la stessa serratura >>. << Allora la colpa è della Fiat >>. << Senti: che ne dici se a Las Palmas noleggiamo un dromedario? >>.