"Si pensa sempre che ciò che viene strappato al tempo si trovi davanti alla macchina fotografica. Ma non è del tutto vero. Fotografare è infatti un atto bidirezionale: in avanti e all’indietro […]. Una fotografia è sempre un’immagine duplice: mostra il suo oggetto e, più o meno visibile, ‘dietro’, il ‘controscatto’: l’immagine di colui che fotografa. Questa controimmagine, presente in ogni fotografia, non viene fissata sull’obiettivo, così come il cacciatore non viene colpito dal suo proiettile, ma ne avverte soltanto il contraccolpo. Cos’è dunque il contraccolpo del fotografo? Come viene percepito, come si riproduce nell’immagine fotografata? Che cosa lo rende, per così dire, evidente? In tedesco c’è una parola molto significativa per indicare questo concetto, che conosciamo da contesti del tutto diversi: ‘disposizione’. In senso psicologico e morale s’intende con essa sottolineare l’atteggiamento con cui qualcuno si ‘dispone a qualcosa’, cioè si prepara a qualcosa per poi ri-prenderla. La ‘disposizione’ è però anche un concetto nella fotografia o nel cinema: definisce l’immagine, il suo taglio, ma anche il modo in cui si colloca la macchina fotografica rispetto ai valori della luce e dei tempi, coi quali poi l’operatore allestisce la ripresa".
(Wim Wenders)