<< Lei mi ha nascosto nel salotto di casa sua. C’è un divano letto. Un divano letto antico di colore verde, lo ricordo bene, e io sono disteso lì. Poi mi rendo conto che non è un buon nascondiglio, allora mi nascondo sotto. So di essere in una situazione rischiosa, ma sono tranquillo perché lei sa il fatto suo. Poi sento che parla con suo padre. Sono nell’ingresso, davanti alla porta chiusa. Penso chiusa a chiave. Lui per qualche motivo vuole entrare e lei alla fine gli apre. Io intanto mi rallegro per essermi nascosto lì sotto. Lui si accorge del letto disfatto, le lenzuola spiegazzate, e chiede spiegazioni. Però con tono di voce normale. Lei risponde che quella notte non aveva sonno e si era alzata per guardare la televisione (ce ne deve essere una in quel salotto, mi sembra davanti al divano.) Lui si siede – proprio sopra di me – l’accende e il sogno finisce così >>.
Rimango in silenzio, assorto. Avverto il suo sguardo insistente. Vorrebbe che, come un oracolo, gliene spiegassi il senso. E magari lo rassicurassi. Non mi va di fare né una cosa né – soprattutto – l’altra.