Stamattina, tangenziale nord. Il cielo è nuvoloso, l'aria mite. Mi sto affliggendo (per chissà quale contrattempo). Vorrei sospendermi, scomparire. Pensiero privo di qualsiasi risentimento (non ricatto nessuno). Il suo odore insensibile si mischia all’odore di questo momento.
Come la scorsa settimana, sotto la pioggia, da qualche parte nell’astigiano. Sentirmi abbandonato. La stessa crisi di sconforto, senza alcun fermento. Non c'è più tensione, sono inerte. Cado, affondo, mi dissolvo. (Plof.) Lo stesso pensiero, accennato, tentato, appena toccato (così l'acqua bagna la mano). Annichilirsi. Niente di straordinario (di solenne).
Roma, Piazza Bologna, un altro pomeriggio piovoso, stavolta di marzo. Aspettando la metro B, sulla linea gialla della banchina, la valigia bagnata. Mentre ti guardo (sei voltata), mi coglie il medesimo smarrimento. Potrebbe essere l’ultima volta (non lo so ancora).
Stesso orario, giorno e luogo diversi. Mirafiori Motor Village, fine settembre. Giulia e io stiamo decidendo il colore dell’auto nuova. Intorno a noi tutti appaiono sereni. Forse, anche loro hanno trovato parcheggio e sono entrati incolumi in qualche sogno. La situazione generale non sembra tanto male. Vorrei modificare però le attuali impostazioni mentali, inserire nei software alcune domande scomode. Quanto amate? Quanto gioite e soffrite per amore? Quante emozioni provate, quanti colpi di fulmine nella vita? Per chi avete perso irrimediabilmente la testa, felici della vostra felicità? Quante volte e di quanto siete sprofondati come me? (Bugiardi, bugiardi…)