(25 ottobre 2002, pubblicato sul Forum Cinema di Kataweb)
Qualche notte fa, alcuni giovinastri hanno bloccato il portone di un liceo torinese innalzando un muretto di mattoni alto venti centimetri. L’evidente tentativo di perdere un giorno di scuola è però miseramente fallito, infatti l’ostacolo è stato abbattuto prima delle otto. Posto di fronte alla prospettiva che si potesse trattare dell’opera di qualche allievo, il dirigente scolastico ha rilasciato la seguente dichiarazione: << Non credo sia stato uno di loro… Non ritengo i nostri studenti capaci di un gesto simile, perché il muretto era basso… >>. Se fosse stato qualcuno di loro – ça va sans dire – avrebbe senz’altro costruito il muro di Berlino.
Negli Usa, invece, gli studenti non si limitano a fare gli edili come da noi (De Amicis docet?). Laggiù sparano. E uccidono. Come accadde nel 1999 a Littleton, Colorado: dopo aver trascorso la mattinata al bowling, due adolescenti entrarono nella propria scuola facendo fuoco e fuori dodici ragazzi e un insegnante. Da qui prende le mosse il documentario-inchiesta Bowling for Columbine, incentrato sulla diffusione endemica delle armi tra i cittadini statunitensi. Il piglio è esplicito sin dalla prima sequenza: al momento dell’apertura di un conto corrente, Michael Moore riceve in omaggio un fucile. Vien da pensare che da noi bisogna implorare in ginocchio per farsi regalare un’agenda, ma questo è un altro discorso. << Chi non è armato viene meno al proprio dovere di cittadino >>, afferma un intervistato con spocchia da padre fondatore.
In effetti, secondo la tesi del regista, tutto nasce dalla paura, sentimento che i probi wasp provano sin dalla costituzione degli Stati Uniti. Paura degli inglesi, dei pellerossa, dei neri, dei musulmani... gli americani vivono nel terrore di essere sterminati e si difendono sterminando. Ciò spiega quanto sia radicata la cultura delle armi, perché gli Usa abbiano il più alto tasso di omicidi commessi con arma da fuoco, e come i Grandi Armaioli riescano a influenzare una campagna elettorale presidenziale, fino a condizionare la politica estera di Washington. Dalle pistole ai missili, il passo è breve. Il film culmina in un cupo e pensieroso finale, allorché compare Charlton Heston come testimone della National Rifle Association. Verrebbe da rispedirlo sul pianeta delle scimmie…
Consigliato: a coloro che non hanno perduto il gusto di indignarsi, che credono che il cinema abbia anche un dovere sociale, a chi ama i film faziosi ma onesti, e ha la volontà di capire senza lasciarsi invischiare dai pregiudizi.
Bowling for Columbine di Michael Moore con Michael Moore, Charlton Heston, Marilyn Manson (Usa, 2002, 119’)