Le sue labbra sono l’orlo sottile del mio desiderio. Non per la promessa sensuale che sottendono, ma per le parole che mai mi erano state osate prima. Se adesso dovessi dire da dove tutto è iniziato, direi proprio con le sue parole calligrafiche, dalle quali mi lasciai subito avvolgere. Parole di vita e amore, di storie e segreti, mi sedussero senza antidoto possibile. Dal giorno in cui mi apparve davanti presi ad amare i suoi occhi trasparenti, il seno pieno, i fianchi stretti, e mentalmente la spogliai brano a brano. Poco tempo, e con le mani la spogliai di nuovo. Mi si mostrò nuda, più nuda del cielo. Le percorsi la schiena sino ai glutei, separando vertebra da vertebra, cercando nell’incavo delle cosce i suoi mille profumi. Sentii il suo ventre vibrare, e dopo il cuore corrermi incontro. Mi fece entrare come un raggio di luce trapassa le nuvole, e quelle nuvole mi sono rimaste dentro. La vidi schiudersi dal suo guscio, la sorressi affinché non soffocasse. Accolse il mio fiume in piena tenendo una nota lunga per non smettere di cantarlo. La guardai, adagiata nell’impronta che avevamo allargato. Non era spaventata, non era smarrita. Si era affidata alle mie mani. Mi sorrideva addosso come la più audace delle stelle. Il mio corpo sta bene con te. Restammo così. Per tutte quelle ore senza calendario in cui non contano gli istanti o i giorni. E intanto ci sognammo.