Il brano che segue apparve l’8 ottobre 2003 nel Forum Cinema di Kataweb e porta la firma di Dimitri Kissoff, nickname di un valente giornalista romano con il quale condivisi quella lunga e fruttuosa esperienza virtuale.
Proiezione in pellicola de Il Circo di Chaplin per le scuole. Un'orda di scolari tra la terza e la quinta elementare entra nella sala buia armati della strafottenza alimentata dall'ipertecnologia a colori della playstation. Un film muto e in bianco e nero: solo la pedanteria delle maestre poteva condannarci ad una simile rottura! Questo traspare dalle loro facce comunque contente per non essere in classe. Le luci si abbassano ed il film comincia. Piano piano il brusio di quella snervante marmaglia si affievolisce ed il film diventa il protagonista assoluto della sala e dell'attenzione collettiva nonostante la visione tutt'altro che perfetta, le facce fuori moda, l'assenza di dialogo (il cinema parla per immagini, le parole sono superflue. Penso tra me). Sul finire Chaplin è alle prese - suo malgrado - con un numero acrobatico. Mentre fa l'equilibrista ed attraversa il filo una scimmietta lo stuzzica con la coda sotto il naso, si regge a stento ed il giovanissimo pubblico inizia a ridere. E il riso sale via via che ogni passo incerto si compie, ogni volta che il cavo d'acciaio che doveva assicurarlo crea - invece - un problema. Finisce la pericolosa passeggiata incappando su una bicicletta che improbabilmente si sfrena e, correndo su un altro filo discendente, porta il nostro col viso terrorizzato ad una rocambolesca uscita di scena. La bici corre via, esce dal circo, infila a tutta velocità l'entrata di un negozio dal quale un secondo dopo Chaplin esce abbozzando verso la camera (il pubblico) un inchino. E nonostante il suo numero non sia stato il massimo della perizia a quel goffo inchino - fatto più per obbedire ad un rituale - dalla sala parte spontaneo un applauso. Lungo, intenso, fragoroso. Il tempo è annullato. Quel battimani al volto stordito di quel personaggio degli anni '20 (e di quel genio scomparso da trent'anni) è un ponte temporale che collega generazioni lontanissime. Il riso si stempera sfumando dolcemente in un nuovo silenzio. Il circo va via e la figura di spalle del vagabondo col suo passo da pinguino si allontana lungo la strada deserta, lasciando dietro di sé il vuoto della carovana ormai chissà dove. Il fascio di luce illumina nel chiaroscuro i volti dei giovanissimi spettatori. Alcuni stanno zitti, altri ammutoliti e con il viso contratto, qualcuno non resiste e lascia correre via le lacrime. Il vagabondo è sempre più piccolo. Iride in chiusura ... eeeeeee... stop!
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