La tradizione parla moltissimo dei magi, ma un solo vangelo canonico, quello di Matteo, li nomina. Racconta che giunsero da Oriente per adorare Gesù neonato, ma non specifica quanti erano, né da dove venivano, né se erano re o sapienti. Il termine greco màgos (pl. màgoi) è tuttavia importante poiché significa sacerdote di origine babilonese o persiana esperto in astrologia e divinazione. La narrazione viene ripresa anche dal Protovangelo di Giacomo e da un altro apocrifo, il cosiddetto Pseudo-Matteo. Origene, vissuto nella prima metà del III secolo, nella sua tredicesima omelia su Luca sostiene che i magi erano tre. E così Leone Magno (V secolo), il quale considerò ciascuno come appartenente ad una delle razze umane: la semita rappresentata dal re giovane, la giapetica dal re maturo, la camita dal più vecchio. I tre re rappresentano quindi le diverse età dell'uomo, ma anche i doni che portano con sé testimoniano, a loro volta, la regalità (l'oro), la divinità (l'incenso), l'umanità (la mirra) di Gesù. Giovanni Crisostomo, vissuto tra il IV e il V secolo, afferma invece che erano dodici e si unirono all’apostolo Tommaso per evangelizzare le Indie. Secondo un'altra versione i magi sarebbero stati invece quattro. Artibano di Ecbatana vende i suoi beni per comprare uno zaffiro, un rubino e una perla da offrire al bambino. Lungo il cammino si ferma per assistere un moribondo, lasciando lo zaffiro come pegno per le cure. Quando arriva a Betlemme, Gaspare, Baldassarre e Melchiorre se ne sono già andati e la sacra famiglia è fuggita in Egitto per scampare alla strage di Erode. Artibano cercherà instancabilmente Gesù per trentatré anni, donando a fin di bene prima il rubino e poi la perla, fino ad incontrarlo il giorno della sua morte. Per buona pace di tutti, quella dei magi è soltanto un’evidente leggenda e non un fatto storico. Nel vostro presepe, quindi, mettetene quanti volete…