Non bisognerebbe mai ritornare.
Perché calcare i tuoi vecchi passi,
calciare gli stessi sassi
su strade che ti han visto già a occhi bassi?
Non troverai quell'ombra che eri tu
e non avrai quell'ora in più
che hai dissipato e che ora cerchi.
Si scioglierà impossibile il pensiero
a rimestare il falso e il vero
in improbabili universi.
Eppure come un cane che alza il muso e annusa l'aria
batti sempre la tua pista solitaria,
e faccia dopo faccia e ancora traccia dopo traccia
torni dove niente ti aprirà le braccia.
E rimpiangere, rimpiangere mai.
Come piovigginano le vecchie cose:
perché tra i libri schiacciare rose
di risa paghe e piene delle spose?
E buttar via un'incognita e uno scopo,
trascurare il giorno dopo
come se chiudesse sempre;
studiar la stessa pagina di storia
conosciuta già a memoria,
date e luoghi impressi a mente.
Ma gocciola da sempre sul bagnato,
tesoriere dei tuoi giorni, di chi ha preso e di chi ha dato.
E ora dopo ora e dopo un attimo ed ancora
la poetica consueta è "dell'allora".
Primo: non ricordare.
Perché i ricordi sono falsati,
i metri e i cambi sono mutati
per la spietata legge dei mercati.
È come equilibrarsi sugli specchi
ad ogni occhiata un po' più vecchi
opachi, muti e deformanti,
frugare dentro ai soliti cassetti
dove non c'è quel che ci metti
e mai le cose più importanti.
E invece come tutti sempre lì a portarli addosso
a ricercare quel sottile straccio rosso
che lega il tempo assente
ed il presente e nella mente.
Tutto questo poi ci si confonderà.
Tutto questo poi ci si...
Non bisognerebbe mai ricordare...