Oggi Napolitano scioglie le Camere come neve al sole. Sono strasicuro che persino molti elettori di Sinistra sospireranno di sollievo estremo. D’altra parte, io sono tra costoro. Eutanasia di una legislatura. Nemmeno l’esegeta più convinto del governo Prodi sarebbe stato disposto a sopportare ancora il cupio dissolvi di questa fallimentare esperienza politica. Va bene. Da un lato mettiamoci pure una discreta crescita dell’economia, i conti sotto controllo, la lotta all’evasione fiscale, alcuni provvedimenti come l’abolizione dello scalone e la quattordicesima ai pensionati indigenti. Dall’altro però ecco i continui disaccordi tra le diverse correnti della maggioranza, la moltiplicazione e la spartizione delle poltrone, la perdita di credibilità di qualche ministro, scelte impopolari come l’indulto. E mi fermo qui per carità di patria. Il Centrosinistra ha fallito a causa della propria debolezza congenita, mica per le inconsistenti spallate della Destra. Già il programmone elettorale era un gigante dai piedi d’argilla. O, se si preferisce, la montagna che aveva partorito il topolino. Dov’era l’errore? Un accordo tra forze politiche oltremodo eterogenee non poteva reggersi in bilico sul teorema dell’antiberlusconismo. La parola d’ordine avrebbe dovuto essere: lungimiranza. Ma la politica italiana, tutta, è troppo impegnata a guardarsi la punta delle scarpe. Il ritorno alle urne le dà torto e insieme ragione. Forse, uno come Berlusconi ce lo meritiamo davvero. In saecula saeculorum. Amen.