Lucie rimane a fissare la polvere sollevata dalle automobili che ancora si libra nell’aria. Non è così forte da resistere all’infinito. Teme le risposte inevitabili di cui non ha mai voluto conoscere le domande, ma non intende sfuggire al momento dell’incontro.
Che cosa le dirò, o potrei mai dirle?
Il soffio lieve diviene una brezza orizzontale che si muove fluida nel pomeriggio. Soltanto dopo che l’ha chiamata una seconda volta si accorge di lui con chiarezza e ritorna al tempo presente. Forse sperava che non arrivasse ancora, si aggrappava a questa certezza senza volerla abbandonare.
Lui chiude gli occhi perché non riesce ad allontanare lo sguardo, e con uno sforzo di volontà si isola. Non ha più nascondigli in cui rifugiarsi.
Come può decidere per tutti e due? È troppo debole, incerto.
Forse mi odierai per questo, ma non so fare altrimenti.
Lucie ora capisce di non aver preparato una linea di difesa. È evidente che lui ha avuto la tentazione di procedere nella maniera più spedita affinché non lo raggiungesse. Si chiede solo perché sia rimasta spiazzata. Eppure si era sempre protetta. Come aveva potuto fraintendere, mancare di accorgersi che aveva in mente qualcosa.
Le prende le mani. Sembrano una chiazza pallida e fredda. Non mi dici niente? Non vuoi aggiungere o modificare nulla?
L’annientamento di tutto ciò che aveva desiderato dall’amore. Lucie finge che sia rimasto qualche brandello di normalità nella sua esistenza.
Era riuscito a farla piangere ma non a farla parlare. A che cosa serve protrarre questo assedio impossibile?
So almeno che ero felice, pensa, ignorando tutto ciò che non vuole ascoltare.
Comunque si fosse vestita, l’avrebbe sempre riconosciuta dalla figura e dal portamento che la rendevano inconfondibile. Ma non sarebbe stata più lei.
Ti accompagno. Solo quando richiude quasi furtivamente la porta, allora Lucie prorompe in una protesta assoluta. Non è vero. Non è possibile.
Invece è possibilissimo, accade in continuazione.