È l’ora in cui Mefistofele potrebbe apparirmi e propormi di ridiventare giovine. Rifiuterei sdegnosamente. Lo giuro. Ma che cosa gli domanderei allora io, che non vorrei neppure essere vecchio e che non desidero morire? Dio mio! Com’è difficile di domandare qualche cosa quando non si è più un bimbo. È una fortuna che Mefistofele per me non si scomoderà. Ma se pur avvenisse ora che debbo attraversare il corridoio buio per recarmi a letto gli direi: Dimmi tu che sai tutto quello che debbo domandare. E gli abbandonerei l’anima solo se m’offrisse una cosa molto nuova, una cosa che mai conobbi, perché non vi sono giorni della mia vita che vorrei rifare ora che so dove mi condussero. Non verrà. Io lo vedo seduto nel suo inferno che si gratta la barba imbarazzato. Ecco che debbo a queste annotazioni il conforto di ridere al momento di recarmi a letto. E Augusta borbotterà destata solo a mezzo: Ridi sempre tu, anche a quest’ora. Beato te.
(Italo Svevo)