“Si può vincere, c’è la grande rimonta”. Così esclamava qualche giorno fa Veltroni su un palco della Toscana. Va bene, l’attenzione nei confronti del Pd sta lievitando e così il consenso. La fascia degli indecisi è tuttavia ancora assai resistente. Le incertezze non riguardano soltanto la scelta dello schieramento in cui collocarsi, ma soprattutto se esercitare o no il proprio diritto di voto. Non c'entra la formazione delle liste elettorali, di cui si parla persino troppo, né il contenuto dei programmi di governo, di cui invece si dice pochissimo. La politica ha mostrato più del solito una faccia sgradevole che nessuno sparigliamento di carte riesce a mascherare. L’insofferenza della gente comune si percepisce non nei comizi o nelle conferenze ma per la strada, nei posti di lavoro. Ed è un dato concreto l’esitazione di analisti e sondaggisti nel fare previsioni certe sul risultato finale. Le rimonte possono infiammare gli appassionati di calcio o di ciclismo, ma non devono appannare i giudizi. La posta in gioco è molto più alta. Non si tratta soltanto di recuperare chances di vittoria elettorale, ma di guadagnarsi la fiducia degli italiani. Il traguardo mi pare ancora assai lontano.