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Scritto alle 10:20 nella Attualità, Lavoro, Politica | Permalink | Commenti (13)
Sono stato nominato da Zia Elena, Antonio e Bourbaki per un gioco che ha lo scopo di farci conoscere meglio; sia pure con ritardo, non voglio spezzare la catena.
Ecco le regole:
-indicare il blog che vi ha nominato e linkarlo
-inserire le regole (queste) di svolgimento
-scrivere sei cose che vi piace fare
-nominare altri sei per proseguire la catena
-lasciare un commento sul blog dei sei prescelti amici nominati.
E queste, tra il serio e il faceto, sono sei cose che mi piace fare.
1) Scrivere. Una volta dissi ad una ragazza: ho imparato a scrivere molto prima di fare l’amore, per cui vedi tu…
2) Il cinema. La memoria è fatta di storie, come quelle che il cinema racconta.
3) Ricevere gli amici. Sono una persona ospitale, mi piace mettere a proprio agio le persone cui tengo. Però, passata la mezzanotte, tutti a casa.
4) Cucinare. Fino a qualche anno fa pensavo di essere buono solo a mangiare. Poi, spinto dalla curiosità, ho scoperto di divertirmi molto tra i fornelli. I primi e i dolci sono le mie specialità, per i secondi passo la mano.
5) Giocare con i nipotini. Tipico caso di regressione allo stadio infantile.
6) Viaggiare. (Con un ritmo fluente di vita nel cuore).
Ora dovrei scegliere sei blogger. A questo punto è dura. Provo a fare dei nomi cercando di evitare ripetizioni: Irene, Marie Agnès, Patricia, Sara, Gloria, Randa.
À vous.
Scritto alle 08:00 nella Caro Diario | Permalink | Commenti (12)
La pagina bianca mi fissa, incomprensibilmente muta. Apriti Sesamo. Ehi, dico a te. Niente. Cerco di decifrare il senso di questo silenzio, ma forse sono io ad essere sordo. Oltre che ingenuo, a credere ancora alle favole. Soprattutto quelle che da sempre racconto per ingannarmi. Non troverò alcun Eden ad attendermi stasera, e la Donna Della Mia Vita non è mai esistita. Santi numi…
Santi numi ma che pena mi fate
strozzati inghiottiti come olive ascolane
spiedini di carne in fila sulle autostrade
saldare al casello tanto per ringraziare
pensarsi arrivati dopo un lungo week end.
Chiedo venia trovo un po’ esagerato
pagare tre volte un litro di benzina
sentirsi ridire con sorrisi di rame
che sono costretti dal mercato dei cambi
ma andate a cagare voi e le vostre bugie.
Credo di notare una leggera flessione del senso sociale
la versione scostante dell’essere umano che non aspettavo
cadere su un uomo così divertente ed ingenuo da credere ancora
alla favola di Adamo ed Eva.
La favola di Adamo ed Eva.
Dico quel che penso e faccio quello che dico
l’azione è importante siamo uomini troppo distratti
da cose che riguardano vite e fantasmi futuri
ma il futuro è toccare mangiare tossire ammalarsi d’amore.
Credo di notare una leggera flessione del senso sociale
la versione scostante dell’essere umano che non aspettavo
cadere su un uomo così divertente ed ingenuo da credere ancora
alla favola di Adamo ed Eva.
La favola di Adamo ed Eva.
(M. Gazzè)
Scritto alle 08:18 nella Caro Diario, Costume, Musica | Permalink | Commenti (6)
La sera del 24 aprile si udì una raffica di mitra e tutti intuirono che erano arrivati i partigiani. Quelli della borgata che si trovavano fuori casa nell’ormai tiepida sera di primavera preferirono rientrare prima del coprifuoco. Non si trattava della solita incursione notturna, i tempi apparivano maturi per un’azione più decisa. Giorni prima era transitata lungo il Po la guarnigione repubblichina. Si stava ritirando, facendo un gran polverone, lasciandosi dietro un silenzio pieno di sollievo. Il presagio della fine.
Scritto alle 07:45 nella I miei racconti, Politica, Torino da vivere, Vita nel NordOvest | Permalink | Commenti (20)
Tag: 25 aprile 1945, Madonna del Pilone, partigiani, Pim, Resistenza, Scrivere i risvolti, Torino
Dalla finestra aperta entra il motore di un trattore che si trascina nel campo vicino. Arrivato al fondo, inverte la marcia e ripercorre borbottando il passaggio appena aperto. Frammenti d’erba e margherite si alzano nell’aria, spirali intrise di odore di letame. Eli gironzola nuda per la stanza. Prende un bicchiere, versa un po’ d’acqua dalla bottiglia e l’avvicina alle labbra. Alcune gocce colano sul mento, poi le cadono sul seno. Ride, spudorata. Si capisce che ne ha ancora voglia. Io invece ignoro perché sto facendo tutto questo, per quanto cerco di non darlo a vedere. Forse perché è qualcosa di contrario ai miei propositi e che nessuno si aspetterebbe mai: l’irresponsabilità, ecco ciò che affascina di più. Come se la vita fosse una prolungata vacanza in campagna, fare sesso spensierato con una ragazza che non si ama, riservarsi la facoltà di non decidere ancora. C’è soltanto aria, e tempo infinito in ogni direzione. Vorrei provare rimorso, o pena, invece dal suo corpo che fa cigolare il letto viene un appagamento inconfessato. No, zitta, zitta, ti prego. Non dire niente. Il suo alito caldo mi scorre sul petto e più in basso. Non farmi pensare al giorno che seguirà.
(Diano d’Alba, primavera 1993)
Scritto alle 16:57 nella Caro Diario, I miei racconti, Vita nel NordOvest | Permalink | Commenti (6)
Stiro l’articolazione temporomandibolare in uno sbadiglio colossale. Chiudo gli occhi, distendo le gambe, eseguo alcune circonduzioni del collo. Getto infine uno sguardo sugli appunti che sto riordinando.
“La crisi. Momento difficoltoso dell’esistenza in cui avviene un cambiamento. Non è da considerarsi a priori un concetto negativo. I cambiamenti esterni provocano un rimaneggiamento della personalità interiore: l’individuo non deve solo sapersi difendere ma costruirsi, evolversi. Ogni evento è in questo senso strutturante. Vi sono crisi comuni e crisi individuali. Tra le prime c’è la crisi del periodo adolescenziale (non tutti gli adolescenti manifestano comunque disagio psichico), quella dovuta al matrimonio, alla maternità/paternità (in cui c’è un nuovo adattamento affettivo), all’invecchiamento (per soggetti che non accettano con serenità lo scorrere del tempo), alla menopausa, al pensionamento (dovuta al peggioramento della qualità della vita o alla perdita dello status sociale). Tra le seconde abbiamo ad esempio le crisi dovute a lutti, a difficoltà lavorative, a malattie importanti, ecc. Ad ogni modo: la valutazione dell’evento e la risposta ad esso sono variabili in base alla personalità. Considerare quindi la risonanza caso per caso”.
Smetto di leggere. E penso che, quando la tempesta si avvicina, c’è bisogno di un riparo sicuro.
Scritto alle 10:00 nella Caro Diario, Costume, I miei racconti | Permalink | Commenti (6)
Scritto alle 11:45 nella Arte, Caro Diario, Costume | Permalink | Commenti (9)
Perderai le mie tracce,
e sarà tra le pozze
di un giorno piovoso
– come capita spesso
a quegli amanti
che hanno scordato
il conto dei passi.
Scritto alle 09:30 nella Caro Diario, Le mie poesie | Permalink | Commenti (4)
Wong ha dichiarato di aver girato la sequenza in tre giorni a diverse velocità e con inquadrature differenti. Norah Jones e Jude Law si sarebbero baciati almeno 150 volte, e speriamo che almeno loro si siano divertiti. Sullo schermo tutto questo sforzo non si nota, il bacio è un bacio normalissimo e dura a dire tanto dieci secondi.
Il film delude le aspettative a partire da qui. Visivamente raffinato (soprattutto nella prima parte, dove la notte metropolitana è pennellata in maniera espressionista), grondante di malinconia esistenziale, recitato piuttosto bene, procede tuttavia per accumulazione di sequenze dilatate sino allo stiracchiamento e personaggi appena sbozzati. La sceneggiatura, in larga parte improvvisata, è sovraccaricata da uso esasperato di ralenti, grandangoli, immagini sgranate, riflessi e sfumature, dettagli ripetuti all’infinito. I pessimi dialoghi fanno rimpiangere i silenzi densi di In the mood for love. In certi momenti sembra un fotoromanzo molto fashion, in altri un film di Wim Wenders – e non è un complimento. Quando lo stile si fa maniera…
Un bacio romantico (My Blueberry Nights)
di Wong Kar-wai
con Norah Jones, Jude Law, Natalie Portman, David Strathairn
(Hong Kong, 2007, 111')
Scritto alle 08:00 nella Cinema | Permalink | Commenti (3)
L’arrisbigliò una tuppiata forte e insistente alla porta di casa, tuppiavano alla dispirata, con le mano e con i pedi, ma curiosamente non sonavano il campanello.
(…)
« Vengo! Vengo! » gridò.
Siccome che dormiva nudo, circò qualichi cosa per cummigliarsi, ma sottomano non trovò nenti. Era sicuro d’aviri lassato i cazùna supra la seggia ai pedi del letto. Forse erano sciddricati ‘n terra. Ma non potiva perdiri tempo a circarli. Annò all’ingresso.
« Chi è? » spiò senza raprire la porta.
« Bonetti-Alderighi. Apra, presto! ».
Strammò. Completamenti. Intordunì. Il questore?! E che minchia stava capitanno? Opuro era uno sgherzo cretino?
« Un attimo ».
Currì a pigliare la pila che teneva nel cascione del tavolino della càmmara di mangiari, l’addrumò e raprì. Ristò ‘ngiarmato a taliare il questore completamente assammarato dall’acqua di cielo. Portava un cappiddrazzo nìvuro e un impermeabile con la manica mancina strazzata.
« Mi lasci passare ».
Montalbano si scostò e quello trasì. Il commissario lo seguì automatico, tipo sonnambulo, scordannosi di richiudere la porta che si mise a sbattiri per il vento. Arrivato a tiro della prima seggia che trovò, Bonetti-Alderighi più che assittarisi ci crollò supra. Sutta all’occhi esterrefatti di Montalbano, si pigliò la facci tra le mano e si misi a chiangiri.
Le dimanne dintra alla testa del commissario acquistarono una accelerazione da decollo d’aeroplano, comparivano e scomparivano, nascivano e morivano a una velocità tali che gli impediva di agguantarne almeno una pricisa e chiara. Non arrinisciva manco a raprire la vucca.
« Mi può nascondere a casa sua? » spiò ansioso il questore.
Nascondere? E pirchì il questore aviva necessità d’ammucciarisi? Si voliva dari latitante? Che aviva fatto? Chi lo circava?
« Non… non capisco che… ».
Bonetti-Alderighi lo taliò ‘mparpagliato.
« Ma come, Montalbano, non sa niente? ».
« No ».
« La mafia stanotte ha preso il potere! ».
« Ma che dice?! ».
« E come voleva che andasse a finire nel nostro sventurato paese? Una leggina oggi, una leggina domani, e siamo arrivati a questo punto. Mi dà per favore un bicchiere d’acqua? ».
« Su… subito ».
Si fici immediato concetto che il questore non ci stava con la testa. Capace che aviva avuto un incidente di machina e ora lo scanto lo faciva parlari ammuzzu. La meglio era fari una telefonata in questura. O forse chiamare subito un medico. Ma abbisognava intanto non mettire in sospetto quel povirazzo. Perciò, per il momento, Bonetti-Alderighi annava assecondato.
Si spostò in cucina, premette istintivamente l’interruttore e la luci s’addrumò. Inchì un bicchiere, tornò narrè e sulla porta si bloccò, apparalizzato. Una statua, di quelle che usano ora, che si potiva chiamare “Uomo nudo con bicchiere in mano”.
La càmmara era illuminata, ma Bonetti-Alderighi non c’era cchiù, al posto sò c’era assittato un omo curto e tracagno, con una coppola in testa, che riconobbe subito. Totò Riina! Era stato liberato dal càrzaro! Allora il questore non era nisciuto pazzo, quello che gli aviva ditto era la pura e semprici virità!
« Bonasira » disse Riina. « Mi perdonasse l’ora e il momento, ma ho picca tempo e fora c’è un elicottero che m’aspetta per portarmi a Roma a formare il governo. Qualichi nome ce l’ho già: Bernardo Provenzano vicepresidente, uno dei fratelli Caruana agli esteri, Leoluca Bagarella alla Difesa… Ma io vengo a lei per una domanda e lei, commissario Montalbano, deve dirmi subito o di sì o di no. Vuole essiri ‘u me ministro dell’Interno? ».
Ma prima che Montalbano potissi arrispunniri, dintra alla càmmara comparse Catarella. Doviva essiri trasuto dalla porta ristata aperta. Tiniva il revorbaro in mano, lo puntò verso il commissario. Grosse lacrime gli vagnavano la facci.
« Si vossia dottori ci dici di sì a quisto sdilinquenti io l’ammazzo di pirsona pirsonalmenti! ».
Però, parlanno, si era distratto. Accussì Riina, cchiù lesto di una serpi, scocciò il revorbaro sò e sparò. La luci della càmmara s’astutò e…
Montalbano s’arrisbigliò.
(A. Camilleri, Il campo del vasaio)
Scritto alle 08:30 nella Attualità, Letteratura, Politica | Permalink | Commenti (8)
La sconfitta del Pd riconosce molte e serie motivazioni che andranno necessariamente analizzate. Ieri pomeriggio però, mentre scrutinavo le schede elettorali e lo sconforto via via aumentava, mi è balenata una battuta tratta da The Untouchables. La pronuncia Al Capone-Bob De Niro rivolgendosi ad Eliott Ness-Kevin Kostner, e il nesso appare evidente. Walter, sei solo chiacchiere e distintivo…
Scritto alle 08:55 nella Attualità, Cinema, Politica | Permalink | Commenti (12)
Siamo giunti alla vigilia del voto. Le piazze si sono svuotate, così i teatri e i cinema adibiti agli incontri con i leader politici. Niente più comizi, tribune, discorsi, sondaggi. Restano le opinioni, i consigli, le impressioni che echeggiano entro le mura domestiche, nei posti di lavoro, nei dialoghi tra amici. Sono difficili da intendere, eppure danno il polso della situazione, lasciano percepire in anticipo come andrà a finire, chi vincerà. Rispecchiano le convinzioni e le perplessità, come la delusione o lo scetticismo. Restituiscono gli umori più o meno intensi di quel mondo indistinto che resta ai margini, perlopiù non accorre, tantomeno si iscrive, ma in varie maniere parteggia e poi si reca alle urne. È la voce segreta degli elettori, i quali ora attendono non più promesse credibili ma risposte immediate, soluzioni da realizzare concretamente.
Adesso ci viene consegnata la facoltà di decidere: parliamo chiaro e facciamoci sentire.
Scritto alle 08:00 nella Attualità, Costume, Politica | Permalink | Commenti (8)
Credevamo esaurito il sistema dei partiti, esso invece è sopravvissuto sotto la maschera maggioritaria delle coalizioni. Sono venuti i leader che hanno parlato soprattutto fra di loro e il linguaggio si è ridotto alla battuta, persino al battibecco. Naturalmente i media sono entrati nel gioco e si è creato uno scambio disuguale con il leader. I media legittimano il leader facendolo vedere e parlare in continuazione. Il leader adotta i tempi e il linguaggio dei media, le domande determinano livello e contenuto delle risposte. In qualche modo il leader diventa un funzionario dei media.
(V. Foa, Passaggi)
Scritto alle 08:15 nella Attualità, Politica, Radio e Tv | Permalink | Commenti (14)
Mi alzo, faccio una passeggiata per la stanza. Torno alla scrivania e lancio uno sguardo al cellulare. Ci penso ancora un momento, qualcosa di più. Poi cancello tutta la frase. Che disperazione. Maledico la difficoltà a trovare le parole giuste, esatte, quelle che occorrono. Quelle che sapresti dire meglio di me.
A volte mi sento come se tu dovessi andare via. O fossi già andata via. Come se dovessi arrendermi all’idea, alla necessità di perderti. Sospeso tra il bisogno di averti ancora, sempre, e la rassegnazione di non averti più…
Quanto suona rassicurante invece la tua risposta, intrisa di ferma dolcezza.
Come posso andare via da te? So ormai con certezza che saremo insieme oltre il tempo, che invecchieremo legati dall’amore, che sapremo affrontare le complessità della vita nell’armonia dei nostri abbracci. Non coltivare, se puoi, turbamenti e pensieri dolorosi. Sono qui. Il rifugio ha sole perenne e profumi lievi.
Il sole si nasconde dietro la collina, ma il cielo non vuole lasciarlo andare. Così il giorno si prolunga in una scia rossastra mentre la luna occhieggia perplessa tra le nuvole.
Noi siamo insieme, a dispetto delle apparenze.
(Novembre 2007)
Scritto alle 08:00 nella Caro Diario | Permalink | Commenti (7)
Le gocce. Ho dimenticato di prendere le gocce. Luciana affonda la mano sinistra nella borsa e ne estrae alcune caramelle, un fazzoletto spiegazzato, un pettine. Dove ho messo la boccetta, dove l’ho messa. Alle dita le si attorciglia la corona del rosario. La osserva con attenzione. Prego perché il derby dobbiamo vincerlo, non c’è santo. Luciana è un’accanita tifosa juventina, trascorre le domeniche davanti al televisore senza perdersi una trasmissione sportiva. Il calcio è la sua unica occupazione. D’altro canto in un’Opera Pia non c’è molto da fare, a parte ammalarsi o peggio morire. L’anno di B l’ha vissuto come una silenziosa via crucis, appena qualche lamentazione espressa con lo sguardo rivolto all’insù. Ora ha recuperato la vis polemica dei tempi belli in cui era il campo a dire l’ultima parola. Dopo svariati tentativi le gocce saltano finalmente fuori, insieme ad alcuni elastici e la custodia degli occhiali. È incredibile quanto sia disordinata quella donna. Nessuno mi viene mai a trovare, nessuno. E io chi sono, vorrei ribattere. Ma porto pazienza, come sempre. Eh già, ti capisco. L’odore di chiuso ristagna nella stanza impregnandola di una sensazione di vita che si è fermata. Rabbrividisco. Oltre questi muri spessi e umidi non c’è domani. C’è la fine di ogni cosa, e dopo la fine il nulla.
(In memoria)
Scritto alle 10:00 nella Caro Diario, Costume, I miei racconti, Sport | Permalink | Commenti (4)
Vado a memoria. Finché ne ho.
Il timido aprile
è un mese gentile,
rallegra ogni cuore
donandogli un fiore.
Tappeti ricama,
gli uccelli richiama,
i bimbi di scuola
radioso consola
facendo occhiolino
dal verde giardino.
(G. Rodari?)
Scritto alle 08:55 nella Letteratura | Permalink | Commenti (6)
Scritto alle 08:00 nella Caro Diario | Permalink | Commenti (16)
Da non credersi. Ieri mattina apro la casella di posta elettronica e, tra le altre, trovo due lettere provenienti da mittenti sconosciuti. Curioso come sono le apro ugualmente, confidando nel buon funzionamento dell’antivirus. Nella prima, una certa Silvia mi ringrazia per un resoconto sul Museo di San Michele che neanche so dove sta. Mi pare che le tre chiese dedicate al santo (Montesantangelo in Puglia, la Sacra di San Michele e Mont-Saint-Michel) si trovino su un’ideale linea retta, ma facilmente è una di quelle scemate in cui c’entrano il graal e i templari. Cestino, con la speranza che Silvia non valga un appuntamento al buio. Nella seconda, invece, Sabrina dichiara che sono uno stronzo perché non le ho detto come stavano veramente le cose. Eh? Anzitutto il lunedì mattina non sono mai uno stronzo, giuro: di solito comincio il martedì nel tardo pomeriggio. E poi, di quali cose parla? Mi torna in mente quella gag in cui Totò viene confuso per un tal Pasquale e preso a botte, ma lui imperturbabile: chissenefrega, Pasquale sono mica io…
Scritto alle 07:30 nella Caro Diario, I miei racconti, Le mie lettere, Social Media | Permalink | Commenti (11)