Siamo giunti alla vigilia del voto. Le piazze si sono svuotate, così i teatri e i cinema adibiti agli incontri con i leader politici. Niente più comizi, tribune, discorsi, sondaggi. Restano le opinioni, i consigli, le impressioni che echeggiano entro le mura domestiche, nei posti di lavoro, nei dialoghi tra amici. Sono difficili da intendere, eppure danno il polso della situazione, lasciano percepire in anticipo come andrà a finire, chi vincerà. Rispecchiano le convinzioni e le perplessità, come la delusione o lo scetticismo. Restituiscono gli umori più o meno intensi di quel mondo indistinto che resta ai margini, perlopiù non accorre, tantomeno si iscrive, ma in varie maniere parteggia e poi si reca alle urne. È la voce segreta degli elettori, i quali ora attendono non più promesse credibili ma risposte immediate, soluzioni da realizzare concretamente.
Adesso ci viene consegnata la facoltà di decidere: parliamo chiaro e facciamoci sentire.