Non dimentico mai niente di quel che mi accade e quasi niente di quel che leggo. Così, a quel punto, avevo immagazzinato una quantità spaventosa di ricordi. Il mio cervello era come un gigantesco deposito – ci si poteva perdere lì dentro, perdere la percezione del tempo, sbirciando in scatole e casse, vagando immersi nella polvere sino alle ginocchia, senza trovare la via d’uscita per giorni. Poco dopo che mi ero trasferito a vivere con Jerry, talvolta avevo preso a giocare con il passato, forzandolo, facendo qua e là tanti piccoli aggiustamenti per renderlo più simile a una storia vera, e avevo anche cominciato a mescolare i ricordi con i sogni. Fu un errore probabilmente, poiché più ci giocavo più quei ricordi e quei sogni finivano per assomigliarsi. E così, mi risultò sempre più difficile distinguere le cose che ricordavo da quelle che avevo inventato.
(S. Savage, Firmino)