Una volta il primo di ottobre ricominciava la scuola. Oggi è una data come le altre, da sminuzzare nel tritume della routine. Il mio umore continua a subire fluttuazioni improvvise e inopportune. Lo so, dovrei essere messo ai ceppi.
Com’è umida l’aria stamattina. Anche la luce appare più obliqua. L’inizio dell’autunno ha dato una brusca sterzata alla temperatura che, sino a qualche giorno fa, stava ancora illudendo tutti. L’omeostasi che avevo raggiunto a fatica durante l’estate va adesso definitivamente a farsi benedire. Mi tocca riadattare l’organismo alle mutate condizioni atmosferiche (parlo quasi fossi Robocop).
Qualche sera fa ho visto in vhs Amleto, quello diretto e interpretato da Laurence Olivier. Non contento, mi sono pure autoinflitto la delirante interpretazione di Carmelo Bene in Un Amleto in meno. Siamo nati per soffrire, d’accordo, ma così è troppo.
Ieri invece ho ripreso Il postino suona sempre due volte, il remake con Nicholson e la Lange. Al momento dell’amplesso sul tavolo da cucina ho mandato avanti veloce. Tutta quella passione mi avrebbe fatto ribollire il sangue nelle vene e, di questi tempi, meglio lasciar perdere. L’ho sempre detto: finché morte non vi separi è in realtà una minaccia.
La gente afferra soltanto uno spicchio della mia personalità. Quando va bene, spesso neppure quello. D’altra parte nemmeno io riesco a farmi un’idea precisa di ciò che sono. In ogni caso è preferibile non farsela alle sei e mezza antimeridiane, tra lo spazzolino e la tazzina di caffè.