
<< Hai visto chi abbiamo incrociato? >>.
<< No, non ci ho fatto caso… chi? >>.
<< Gasparri >>.
<< Caspita… per fortuna me lo sono perso >>.
Con Lucia funziona sempre così. Ha l’occhio vigile e allenato della starwatcher, non le sfugge praticamente nessuno. << Al bar, lì seduta… c’è Piera Detassis che si sta strafogando. Guarda Carofiglio che fa il piacione… e di fronte a noi, eccolo, Luca Barbareschi >>.
Credo sia normale: chi vive a Roma ha spesso l’opportunità di fare incontri importanti. Bernardo Bertolucci al supermercato, Carlo Verdone al bagno. A lei è capitato.
Io sono invece più distratto, per individuare qualcuno devo praticamente sbatterci contro. Accadde molto tempo addietro con Platini, nella vecchia sede della Juve in Galleria San Federico: mi voltai e quasi lo travolsi (pensa se l’azzoppavo…). Due anni fa avvistai Marta Flavi a Villa Borghese – ma non conta. A Termini incontrai Er Pecora, alias Teodoro Buontempo, e resistetti alla tentazione di mettermi a belare. Più di recente, ad un semaforo rosso mi si è affiancato Del Piero: gli ho rivolto solo un cenno, cortesemente ricambiato.
Perché noi torinesi siamo così: i personaggi famosi non li assaltiamo per un autografo o una fotografia. Anzi, pur di evitare la figura degli importuni, per non passare da rompiballe, neppure osiamo salutarli. Da bambino giocavo sovente con Marco Travaglio (le nostre madri sono amiche di lunga data), ma quando il mese scorso l’ho avvicinato in occasione di una conferenza sono arrossito come un pachino.
Nonostante tengano in buon conto il consenso popolare, a molti vip non dispiace essere lasciati in pace. Li capisco. Se qualcuno mi fermasse per strada strillando “Tu sei Pim, quello dei Risvolti!”, sarei tentato di rispondergli “No, mi confondi con Baricco” – se non fosse per quell’orrendo film che ha fatto.
Comunque sia, al Festival di Roma sono passato inosservato proprio come l’onorevole Paolo Cento. Ma il problema è suo, non mio.
Un paio di settimane fa leggevo su La Stampa un interessante articolo al proposito. Pare che siano singoli neuroni, e non una complessa connessione neurale, a presiedere al riconoscimento delle celebrità. Un neuropsichiatra americano ha dimostrato in un test su una paziente che una sola cellula nervosa era capace di attivarsi alla vista di Jennifer Aniston. Lo stesso meccanismo si verificava per altre persone nei confronti di Halle Berry, Pamela Anderson e Tom Cruise. Probabilmente nel nostro cervello esistono neuroni devoti ai vip preferiti, ha concluso lo scienziato.
I miei allora dormono della grossa. O sono messi talmente a dura prova che hanno bisogno di sostanziosi rinforzi. Com’è successo durante il Festival.

Mi passa davanti un signore – capelli bianchi, ricci, occhiali appariscenti – che sta sollecitando la moglie a non far tardi. È una faccia nota, una di quelle presenze televisive.
<< Questo chi è… >>, domando a Lucia. Stavolta persino lei appare perplessa: << Credo… mi sembra un giornalista… >>. Dopo un po’ ho un’illuminazione: << Ha a che fare con qualche associazione dei consumatori, però non ricordo il nome… >>.
Tornato a casa ho compiuto una breve ricerca su internet, per scoprire che si trattava di Carlo Rienzi, presidente del Codacons.
Quando gliel’ho riferito, Lucia è scoppiata in una risata: << A bbello! Quella sera c’erano in giro Verdone, Servillo, Viggo Mortensen, e tu ti becchi il mejo fico der bigoncio… >>.
Va bene, Lucia non parla proprio così. Però i miei neuroni, almeno un pochetto, funzionano.