La porta della trattoria si aprì ed entrarono due uomini. Si sedettero ad un tavolo. << Volete ordinare? >>, chiese la cameriera. Fuori si stava facendo buio. La luce di un lampione brillava attraverso i vetri appannati. I tizi si misero a leggere il ménu mentre al banco il cuoco stava ad aspettare. << Voglio una braciola di maiale arrosto con ketchup >>, disse il primo dei due. Non si era tolto il paltò nero. Il suo viso era pallido, le labbra serrate in una smorfia. Teneva i gomiti piantati sul tavolo. << E io delle crocchette di pollo con piselli e purè >>. L’altro era più o meno alto uguale, ma indossava un giaccone da marinaio e un maglione a righe orizzontali. Sulla sedia accanto aveva appoggiato un berretto di lana scuro e una sciarpa dello stesso colore. << Ci vorrà un momento >>, rispose la cameriera, << Non è ancora l’ora di cena >>. << Fanculo >>, disse quello con il giaccone. << È così che fate il vostro mestiere? >>. << Da bere portaci due birre medie, scure >>, ordinò il compagno senza badargli. << Si può sapere in che cazzo di città siamo capitati? Che si fa qui la notte? >>. Prima che qualcuno potesse rispondere, intervenne quello con il cappotto: << Si mangia, Nick. Si mangia e basta >>.
La cameriera sparì in cucina, per ritornare con i boccali colmi che posò sul tavolo. Dopo qualche minuto portò anche i due piatti di carne. Vi mise vicino due vassoi con il contorno, poi si allontanò. << Qual è il tuo, Al? >>, chiese Nick. << Non te lo ricordi? >>. << La braciola, mi pare >>. Al lo guardò dritto negli occhi. << Vuoi stare calmo? >>. << Sono calmo >>. << E allora stai zitto e muto. Mangia >>. La cameriera osservava da qualche metro di distanza, la schiena appoggiata al bancone, le mani incrociate sul ventre. << E tu che hai da immischiarti? >>, esclamò Nick con la bocca piena. << Lui viene qua tutte le sere, vero? >>, le chiese Al ignorandolo. La ragazza annuì abbassando lo sguardo. Il pavimento aveva bisogno di una passata di straccio. << Non proprio tutte, ma quasi tutte sì >>. << Viene tra le sei e le sette, giusto? >>. << Quando viene, sì >>. << Questo lo sappiamo benissimo >>, interruppe Nick facendo una smorfia. << Che hai da ridere, tu >>, si voltò Al. << Rido perché non ci ha mai visto e ci vedrà una volta sola >>. << Chiudi il becco. Parli troppo, cazzo >>. << Voglio anch’io fare un po’ di conversazione con la ragazza >>. Al si rivolse nuovamente alla cameriera: << Se entra qualcuno gli dirai che i tavoli sono prenotati e se insisterà lo manderai nel bar di fronte. Siamo d’accordo? >>. Lei fece ripetutamente sì con la testa. << Questa puttanella è proprio sveglia >>, commentò Nick, << Vorrei proprio sapere come se la cava a… >>. << Taci >>, lo interruppe di nuovo Al, << Non vedi che se la sta facendo sotto? Dobbiamo stare calmi tutti quanti. E quando dico tutti quanti, dico tutti quanti >>. << Mi sa che il nostro amico non viene più >>, disse Nick. Entrambi posero gli occhi sull’orologio a muro. Le lancette stavano segnando le sette. << Andiamocene Al, è meglio. Riproveremo domani >>. << Diamogli cinque minuti. Finisci quella roba nel piatto, intanto >>. << Che ne facciamo di questi >>, disse Nick alludendo alla cameriera e al cuoco. << Tranquillo, non si mettono di mezzo. Non ne ricaverebbero niente di buono, lo sanno >>. << Non mi piace questa faccenda. Non ci vedo chiaro >>.
Appena Nick pronunciò queste parole, dalla strada si udì un motore che, avvicinandosi, rallentò sino ad arrestarsi. Al trattenne il respiro. << È lui. Stai pronto >>. L’uomo aprì la porta ed entrò nella sala. Sembrava un peso massimo in disarmo. L’ampia giubba di color rosso gli aderiva alla pancia enorme, trattenuta a stento da un cinturone con la fibbia. Si levò subito il colbacco e una massa di capelli bianchi e sporchi gli ricadde pesantemente sul capo. Dalla bocca, circondata da una folta barba pure essa bianca, uscì prima uno sbuffo, quindi una sequela di colpi di tosse grassa. << Buonasera >>, lo accolse rigidamente la cameriera. Lui emise un grugnito e, facendo rimbombare gli stivaloni fradici, avanzò sino al banco. Si sedette su uno sgabello alto, voltando la massiccia schiena ai due avventori cui pareva non aver fatto caso. Il cuoco rientrò dalla cucina e l’uomo comandò con voce arrochita uova al prosciutto, lardo e del caffè lungo. Poi tossì ancora, smuovendo il catarro dalle caverne, e sputò nel portacenere. << Che notte di merda >>, si rivolse alla cameriera. << Mi sono rotto i coglioni di sbattermi da un posto all’altro >>. Lei fissava la parete senza dire nulla. Al fece un cenno e Nick si alzò contemporaneamente a lui. In due passi si avvicinarono alle spalle dell’uomo e lo circondarono.
<< Claus >>, lo chiamò Nick. Si voltò lentamente, guardando di traverso prima l’uno poi l’altro. Strizzò gli occhi. << E voi chi cazzo siete >>. << Ti sei messo in un brutto pasticcio, lo sai Claus? >>, fece Al con un sorriso velato. Lui scosse il testone, infastidito: << Non voglio neanche starti a sentire >>. << È un brutto affare… >>, seguitò Al. << Tu che ne pensi, Nick >>. << Terribile >>. << Un’idea te la sarai pur fatta, no? >>. Claus si pulì la barba con il tovagliolo. Aveva le dita unte. Un pezzo di lardo gli cadde sulla giubba. Ruttò. << Vai a farti un giro, stronzo. Voglio mangiare >>. << Si vede che non ha capito >>, disse Nick. << Ci puoi scommettere >>, rispose Al. Dal paltò nero fece saltar fuori una pistola, la premette sulla fronte sudata di Claus e sparò. L’urlo della cameriera anticipò e coprì il boato. Claus fu scalzato dallo sgabello e scaraventato a terra dove piombò di culo facendo tremare il locale. La pallottola gli aveva spaccato il cranio, era fuoriuscita dall’occipite spruzzando sangue e materia cerebrale per piantarsi nel muro opposto. Al fece sparire l’arma nella tasca interna del paltò. << Via, usciamo di qua >>. Nick scavalcò d’un balzo quella massa inerte e sgocciolante e si catapultò verso l’uscita. Sulla soglia, Al si volse verso la ragazza che aveva le mani sul viso e il cuoco scosso dai tremiti: << Voi due sapete che fare, intesi? >>.
Appena in strada, i due uomini presero a correre lungo le rotaie del tram e svoltarono all’angolo del lampione. Per un po’ si udì lo scalpiccio dei piedi sulla neve, poi più nulla. Rimase il silenzio. Il cuoco afferrò meccanicamente un tovagliolo e prese a ripulire il banco dai frammenti di teca cranica. << Avrà tradito qualcuno. In genere è per questo che uccidono >>. << Voglio andarmene da questa città >>, fece la ragazza osservando inorridita la poltiglia rosa sparsa intorno. << Sì, sarebbe una buona cosa >>. << E poi non pensarci più >>.