In coda c’è chi si spazientisce, sbuffa, chi legge un libro, chi chiacchiera con il vicino. E chi lavora di fantasia. << Mi piace passare il tempo ad osservare la gente, inventare per ognuno una storia >>, dice Monica. << Quel tipo esce adesso di prigione, quell’altro è un agente in missione segreta, la ragazza ha un appuntamento con l’amante... >>. È un gioco che scatta automaticamente, come una molla. << Meglio se si deve prendere il numero, così nessuno approfitta della distrazione per passarmi davanti. Ma se anche fosse, poi >>, aggiunge serafica, << pazienza. Cinque minuti in più o in meno non cambiano la vita >>. La sua immaginazione tocca livelli surreali quando qualcuno attacca bottone. << Una volta, una vecchietta mi fa: ah, che tempi. Ed io: se sapesse… mia nonna era russa, a Mosca stava in fila delle ore, al gelo, per un tozzo di pane e un po’ di patate. Quella mi guarda con gli occhi di fuori. Un’altra volta, alla posta, faccio: la scorsa settimana, mentre ero qui, è entrato un rapinatore, ci ha minacciato tutti con la pistola, uno spavento tremendo… >>. Ora capisco come nascono le leggende metropolitane. << Il massimo è stato quando ho raccontato ad una signora che un noto calciatore ha l’Aids: è omosessuale, non lo sa? Ma come, non legge i giornali? E lei: massì, distrattamente… spero solo che mio figlio non lo sappia, è tifosissimo… >>. Naturalmente il noto calciatore sta benissimo, è in piena forma, sposato e pure con prole.