Sono tra coloro che sostengono che i film vadano visti necessariamente al cinema. Questo è il motivo principale per cui non ho atteso W. su La7 ma sono andato a cercarlo in sala, dove (cosa buona e giusta) viene proposto nella versione originale sottotitolata. Oliver Stone descrive per immagini alcuni momenti della vita pubblica e privata di George W. Bush, frazionando cronologicamente il racconto mediante il ricorso a continui flashback e flashforward. Come in ogni biopic che si rispetti, le vicende politiche s’intersecano e interagiscono con quelle personali, ricostruendo la parabola esistenziale di colui che si potrebbe definire un fallito di successo. Ed è qui che la mano del regista si fa sentire. Rampollo fancazzista di una dinastia di petrolieri dediti alla politica, incline alla bella vita, alla bottiglia e ai guai con la polizia, fissato con il baseball, George W. vede improvvisamente la luce: si converte all’Evangelismo, aderisce alla Destra cristiana, segue il padre nelle campagne elettorali dell’88 e del ’92, si candida governatore del Texas e da qui il balzo alla Casa Bianca. Rimane sostanzialmente un inetto, un uomo poco intelligente, privo di visione politica, afflitto da ansia di prestazione, con l’aplomb di un mandriano. Complesso, con risvolti psicoanalitici, è il rapporto che instaura nei confronti di George Senior: nutre profondi risentimenti poiché gli preferisce il più brillante fratello Jeb, si sente frustrato dalla scarsa stima che riceve, ma in lui s’identificherà fino a succedergli alla presidenza e a chiudere i conti lasciati in sospeso con l’Iraq. Sarà proprio la fallimentare strategia politico-militare contro il terrorismo internazionale e il cosiddetto Asse del Male a segnarne la fine ancor prima che scada il secondo mandato. Stone affresca un ritratto impietoso ma leale, più interessato all’interpretazione della personalità di George W. che ad emettere un verdetto di condanna. Josh Brolin è mirabile nel ricalcarne postura, gesti e voce, conferendogli dignità e spessore senza mai scadere nel macchiettismo. Il film appare privo del furore presente in Nixon e JFK, sicuramente meno spettacolare dal punto di vista visivo, ne guadagna tuttavia in lucidità e autocontrollo. Ai critici è sembrato debole sul piano narrativo, ma la biografia del presidente uscente è di per sé talmente insignificante che stupisce come Stone sia riuscito a farla diventare un esempio della mediocrità umana.
W.
di Oliver Stone
con Josh Brolin, Elizabeth Banks, Thandie Newton, Rob Corddry
(Usa, 2008, 129’)
Presentato fuori concorso al Torino Film Festival
In programmazione al King Kong Microplex di Torino