L’espressione di Nicola Piovani è percorsa da quel velo d’ironia tipico dei romani. Sulla zazzera riccia pare abbia appena finito di nevicare e lui la porta in giro spensieratamente come un ragazzino. Il Teatro Regio è ancora mezzo vuoto, il che rende più confidenziale il tono della chiacchierata che precede il concerto. Piovani si mette in gioco con la stessa disarmante leggerezza di quando dirige, stile distintivo di chi sa rendere semplici anche le cose difficili. Racconta i suoi esordi come autore di musiche da film sulle tracce di Agosti e Bellocchio, poi si sofferma sugli incontri con Fellini e Moretti. Dal primo fu scelto per continuare idealmente il cammino sonoro di Nino Rota, cosa che gli è riuscita assai egregiamente. Di Moretti ridimensiona la pignoleria, definendola più che altro frutto di mitologia, e rivela un particolare poco noto: insoddisfatto della colonna sonora di Caro Diario, affidata ad un musicista olandese, il regista si rivolse a Piovani che ne scrisse la partitura in quindici giorni. E qui egli precisa il proprio difficile ruolo, quello di interagire con la poetica dell’autore del film, interpretandone le intenzioni, mettendo in relazione note ed immagini. Il lavoro fatto con e per Benigni è in questo senso esemplare. Diversamente dalla letteratura, il cinema è un prodotto collettivo (una bottega, così la descrive) in cui ogni tecnico specializzato contribuisce con il proprio mestiere. Piovani si definisce un artigiano e usa l’espressione “maestro” non come appellativo di riverenza o ammirazione, ma semplicemente come capomastro. Dalle sue parole emerge allora un concetto molto apprezzabile: l’impegno per cinema e teatro non è un surrogato delle musiche da concerto, che pure ha scritto numerose. Altri compositori di fama, Morricone su tutti, la pensano snobisticamente in altro modo.
Terminata la breve ma piacevole conversazione, Piovani sale sulla pedana per dirigere la Filarmonica ‘900 del Teatro Regio in un concerto che propone alcune tra le sue pagine più interessanti. La prima parte è dedicata alla Cantata del Fiore, un progetto di Teatro Musicale che prevede una voce recitante che si alterna a brani cantati. La trama, versificata da Vincenzo Cerami, presente in sala, ripercorre e reinterpreta il mito di Narciso ed Eco. La versione originale per tredici strumenti è stata riorchestrata per l’occasione. La seconda parte comprende suite sinfoniche tratte da La voce della luna, Ginger e Fred e da La vita è bella, con il celeberrimo tema principale: un brano pluripremiato, suadentemente malinconico, di facile impatto e consumo. Ma, come sostiene Piovani, ciò che non arriva in platea non esiste, e questa è la sua cifra: porsi in maniera empatica con lo spettatore per catturarne la sensibilità. Compito assai meno facile di quanto possa sembrare. I copiosi applausi finali gli rendono tuttavia pieno merito.
Teatro Regio di Torino, 2 Febbraio 2009
Nicola Piovani
La Cantata del Fiore per due voci femminili, voce recitante e orchestra
Suite dal film La vita è bella di Roberto Benigni
Suite dal film Ginger e Fred di Federico Fellini
Suite dal film La voce della luna di Federico Fellini
Nicola Piovani direttore
Donatella Pandimiglio e Francesca Breschi voci
Norma Martelli voce recitante
Filarmonica ’900 del Teatro Regio