Sono passati molti anni. Ogni tanto vedo tra le firme di qualche giornale specializzato quella di A. Lui, lui è arrivato, alla fine. L. invece non scrive, non scrive più. Un poliziesco, favole per bambini: velleità letterarie lasciate cadere d’impulso, senza un perché. Come la nostra storia. Non avevo mai provato niente di simile, prima d’allora. Intendo dire quel coinvolgimento emotivo che fa sfidare coscienza e regole. Mai più ricevuto notizie da B., chissà pure lui. E. accompagna ogni mattina suo figlio alla scuola dove insegna. Non ho mai capito se quella volta fu per gioco, necessità, oppure un semplice malinteso. So soltanto che mi mancano quelle chiacchiere a ruota libera con R., un tratto troppo breve di strada, un tempo veloce che non ritorna.
Roma luccica di una nuova primavera. Non voglio vederla. Voglio viverla altrove, nella fiamma di quei giorni. Come quei giorni pieni di tutto. Che almeno Roma resti uguale a come la ricordo.
(Venerdì 16 marzo 2012)