“Io ho sempre messo la mia scrivania proprio di fronte a un muro, e non ho mai avuto, e neanche voluto, nessuna immagine davanti. Un muro e basta. Questo rappresenta una fessura per la mia immaginazione. Se invece mi giro a sinistra riesco a guardare fuori dalla finestra. Non è che ci sia chissà che cosa: un cortile dietro una casa di Brooklyn, la scala antincendio, un po’ di alberi e alcuni corvi. Mi piacciono i corvi perché, quando provo una sensazione di solitudine, mi giro e parlo con loro. Nella maggior parte dei casi e del tempo, però, io mi ritrovo di fronte a questo muro vuoto. Quello che faccio, scrivere romanzi, è reinventare il mondo con le parole. Ma non dimentico mai che sto scrivendo di cose reali e, indipendentemente da quanto fantastica sia la trama, ciò che racconto è la vita su questa terra. Credo che per gli scrittori non sia importante dove si trovano, in un bunker oppure sulla vetta di una montagna da cui si vede un paesaggio meraviglioso. Perché tutto accade qui [nella mente]. E il mondo diventa la pagina che stai scrivendo”.
(Paul Auster, dall'intervista a Che tempo che fa del 25 marzo 2009)