Le prime note arrivano inconfondibili dall’autoradio e dallo sprofondo della primavera 1980. Una progressione di accordi facile da riprodurre ad orecchio persino da un giovane pianista da strapazzo quale ero. Le parole, che pur conosco a memoria, tracciano invece, sorprendentemente, una figura femminile che mai avrei detto. Se oggi dovessi telefonare a qualche programma radiofonico - magari quello in cui lavoravi - e dedicarti una canzone, sceglierei proprio questa. Per te, contessa. Non puoi più pretendere di avere tutti quanti attorno a te non puoi più trattare i tuoi amanti come fossero bignè. Vuoi solo le cose che non hai parli delle cose che non sai cerchi di giocare ma non puoi pensi solamente ai fatti tuoi. tu non sei più la stessa. non ti lamentare se domani non ti cercheremo più. Ma vorrei soltanto averti qui sei accattivante già così ti difendi con il D.D.T. fai pesare troppo quei tuoi sì. tu non sei più la stessa. tu fai la misteriosa per nascondere un segreto che non c'è. Nel tuo castello come va? Vivi la tua vecchia nobiltà non sai neanche tu la verità vendi a caro prezzo la realtà. (Decibel)
Chi sei contessa
Vuoi che io rimanga nel tuo letto per poi sbattermi su e giù
Chi sei contessa
Pensi che ogni cosa di concreto sia da riferire a te