Da bambino, metà anni '70, frequentavo con una certa assiduità un cineforum parrocchiale (Laurel & Hardy, Bud Spencer e Terence Hill, l'immancabile Marcellino). In quarta ginnasio mi iscrissi ad una specie di circolo, ma il primo impatto con Il posto delle fragole fu tremendo. La volta successiva tornai per Uccellacci e uccellini e ci rimasi male perché Totò non faceva ridere. Decisi che per certe cose ero ancora troppo giovane e la piantai lì.
Bud Spencer e Terence Hill, dicevo. “È il Signore che vi manda…”. “Veramente passavamo per caso”. Lo chiamavano Trinità. Roba da Barboni (Enzo naturalmente, E.B. Clucher se preferite). La cinematografia cialtrona dei B-movies rifila una solenne presaxifondelli a Sergio Leone e Sam Peckinpah, stracciandoli pure al botteghino (cosa che - insieme ai fagioli - non andò mai giù al povero Leone: “Non lo capisco, nun me fa ride”). Per non parlare delle musiche di Franco Micalizzi, delle scenografie, con il deserto che è la spiaggia di Castelporziano (litorale romano). E degli sganassoni rifilati a mano aperta.
A distanza di (quasi) quarant’anni funziona ancora. Te lodiamo, Trinità, per l'immensa tua bontà.
Lo chiamavano Trinità, di E.B. Clucher, con Bud Spencer, Terence Hill, Farley Granger (Italia, 1970, 117’). Giovedì 23 aprile, Rete4, ore 21,10.