Mein lieb K.,
Rispondo con discreto ritardo alle tue e-mail, ma la scorsa settimana mi sono concesso un momento di meritata ricreazione. Ho intrapreso un breve viaggio per le maggiori città dell’Austria - Innsbruck, Salisburgo, Linz, Graz e Klagenfurt, con la prospettiva di vedere Vienna in una prossima occasione.
Il tono leggero e anche un po’ gaudente che pervadeva le mie giornate, tipo valzer sul Bel Danubio Blu, si è fatto però grave a Mauthausen. Qui ho avuto modo di visitare ciò che resta del famigerato KZ-Lager, in cui i nazisti sterminarono 150.000 deportati (austriaci, italiani, francesi, russi, polacchi e spagnoli). Ho visto le baracche, le celle e le camere a gas, ho toccato con mano i forni crematori, ho percorso la "scala della morte" che portava alla cava di granito dove gli internati erano costretti ai lavori forzati. E ho compreso che, qualora si cerchi di penetrare con la mente la tragedia dei campi di sterminio, si rischia realmente di perdere la ragione. Uscito infine da quelle sinistre mura, sotto un cielo nero gonfio di pioggia, mi sono sentito come liberato da un peso doloroso e opprimente.
Cambiando discorso, sarei ben lieto di leggere il tuo lavoro. Il titolo scintillante che hai scelto promette piuttosto bene e stimola la curiosità. Resto quindi in attesa come i punti di sospensione.
Stammi bene.
Pim
P.S.: onore e gloria per la vittoria al Trivial. Ho letto anche del passato incidente e sono contento che te la sia cavata solo con un po’ di spavento. Dal canto mio, a Villach sono riuscito a far cadere le chiavi dell’auto di Giulia in un tombino (l’unico di tutto il posteggio, nota bene). Roba da gag alla Mister Bean. Per fortuna ne portiamo sempre con noi una copia di riserva, altrimenti saremmo ancora là con il naso tra le grate...
(E-mail inviata il 28 aprile 2003)