Maggio 1969. Al Festival di Cannes approda un piccolo film indipendente costato appena 400.000 dollari. Pare una roba da niente, la storia di due biker in viaggio per gli Usa, eppure la giuria che lo premia come miglior opera prima ne intuisce la valenza.
Fino a quel momento, Peter Fonda era noto solo alla Narcotici e per essere uno dei figli scapestrati di papà Henry. Un po’ poco. Una notte di settembre del ’67 butta giù una sceneggiatura picaresca, nella quale riversa tutto il disagio di chi “cerca l’America e non la trova da nessuna parte”. Gli Universal Studios cestinano senza nemmeno pensarci su. Ma lui ci crede e decide di produrre il film facendolo dirigere all’amico Dennis Hopper, un altro irregolare di quelli buoni. Ne viene fuori Easy Rider, apologia sfrontata della controcultura hippy, della generazione che ha contestato i valori tradizionali dell’american dream, ma anche il suo patetico canto del cigno.
Sull’onda della musica di Dylan, Billy e Wyatt (Hopper e Fonda) partono per New Orleans a bordo dei loro chopper; nel serbatoio, benzina e droga quanto basta. Nel viaggio attraverso gli States fanno incontri stravaganti, si fermano in una comunità di drop-out, finiscono in galera insieme a un avvocato alcolizzato (Jack Nicholson, più strabordante del solito); rimessi in libertà, vengono aggrediti da un gruppo di benpensanti che fa fuori l’avvocato. Giunti a New Orleans, Billy e Wyatt si buttano nei riti del carnevale, impasticcandosi ben bene di LSD e quant’altro. Sulla via del ritorno s’imbattono in due camionisti macho e fascisti: uno di costoro imbraccia il fucile e li ammazza entrambi.
Easy Rider ha una struttura esile al limite dell’inconsistenza: è un road movie che diventa un bad trip, la ricerca confusa di una new way of life che si disperde nel fumo dei chopper in fiamme alto nel cielo. La brusca e violenta fine di una cultura alternativa ma inoffensiva, più mitizzata che incisiva. Pace, amore libero, musica pop e droghe: gli anni ‘70 non lasceranno scampo ai sogni capelloni.
Ai nostri occhi il film appare irrimediabilmente datato: eppure qualcosa di autenticamente, sinceramente, eversivo riesce ancora a trasmetterlo. In fondo, meglio hippy che yuppie.
Easy Rider
di Dennis Hopper
con Dennis Hopper, Peter Fonda, Jack Nicholson
(Usa, 1969, 94’)