Si tratta del (più o meno) prevedibile ritratto di un genio folle–folle genio, di cui si rappresenta il percorso ascesa-caduta-risurrezione nel segno dell’ottimismo semplicistico che anima questo genere di fiction (ispirata alla realtà, sebbene la realtà sia di solito altra cosa). A rimpolpare la trama, risvolti psicologici abbastanza stereotipati e qualche colpo basso da melodramma. La storia appare prolissa e presenta qualche incongruenza narrativa, oltre che psicopatologica. La presunta omosessualità di Nash viene del tutto lasciata cadere: per evitare una possibile relazione con la malattia mentale o, semplicemente, perché politically incorrect?
Ron Howard si conferma regista di stampo tradizionale: regia ineccepibile (premiata con l’Oscar) ma piuttosto anonima. Russell Crowe, nella parte del protagonista, si è diligentemente documentato, tuttavia indugia un pelo al di sotto e al di fuori della soglia di identificazione col personaggio. In questo senso rimane di un altro pianeta la prova di Dustin Hoffman in Rain man. Ma è tutto il film a restare in superficie, limitandosi ad illustrare senza analizzare.
Sull’argomento matematica-disagio psichico segnalo il ben più convincente Morte di un matematico napoletano, film del ‘92 di Mario Martone che tratteggia la biografia del grande Renato Caccioppoli.
A Beautiful Mind, di Ron Howard, con Russell Crowe, Ed Harris, Jennifer Connelly (Usa, 2001, 134’). Martedì 7 luglio 2009, Retequattro, ore 21,10