È il 1969 e gli Stati Uniti stanno subendo un calo di popolarità in tutto il mondo. La guerra in Vietnam fa loro perdere quella fama di duri ma buoni che si erano costruiti durante la seconda guerra mondiale e consolidata da innumerevoli film western. Il Vietnam mette a nudo lo stato delle cose: la guerra è guerra, brutalità, orrore, e gli americani in quanto a brutalità e orrore non si tirano indietro. Cominciano le prime contestazioni: nei campus il dissenso è forte, i neri scendono in piazza, persino la borghesia più conservatrice storce il naso.
Il Vietnam brucia, dunque. E nel frattempo l’Urss sta vincendo alla grande la corsa allo spazio. Che fare? Uno staff messo su dall’amministrazione Nixon si mette al lavoro per ripulire l’immagine presso l’opinione pubblica. Ed è a questo punto che si fa strada un’idea tanto assurda quanto geniale: la conquista della luna. Bisogna che siano gli Stati Uniti a tracciare un nuovo passaggio a nordovest, valicare per primi l’ultima frontiera rimasta. In fondo, la breccia nell’immaginario collettivo è stata aperta l’anno precedente dall’Odissea visionaria di Kubrick. E allora ecco l’idea, la cospirazione, il complotto. Se la tecnologia è ancora lontana dal consentire un allunaggio, bastano delle riprese b/n in 16mm, sgranate e fintodilettantesche quanto basta, contenenti però la prova definitiva: l’inquadratura del gigantesco primo passo per l’umanità.
Così Kubrick viene ingaggiato e ridotto al silenzio col metodo del bastone e della carota. E tutti si ritrovano in gran segreto a girare da qualche parte nel New Mexico. Ciak! Action!
Il film, il primo film del filone trash governativo, riporta un successone di pubblico e critica. Nessuno si accorge di niente. Persino i Russi ci cascano. O fingono di cascarci e stanno al gioco. Pure loro hanno la coscienza sporca. Altro che Sputnik e Gagarin: hanno nascosto al mondo intero la falcidia di missili e astronauti, e inventato balle spaziali come la cagnetta Laika. Anzi, magari si mordono le mani fino al gomito perché gli Usa hanno avuto per primi la bella pensata.
Qualcuno, in verità, solleva il dubbio che sia tutta una montatura. A chi appartiene il primo passo sul suolo lunare: a Neil Armstrong o a chi lo ha inquadrato mentre scendeva dall’Apollo 11? Perché il Lem non ha formato un cratere al momento dell’impatto, anzi è atterrato senza sollevare troppa polvere? Perché Stars&Stripes sventola allegramente in assenza di gravità? E quelli che hanno tutto l’aspetto d’essere fotomontaggi? Come si spiegano le ombre, che sembrano create da potenti riflettori? E le impronte sul suolo lunare, troppo nette e pulite per essere vere? E le stelle che, con il tempo di esposizione utilizzato dagli apparecchi fotografici, non dovrebbero vedersi? La pellicola, esposta alla temperatura di 130°, non avrebbe dovuto sciogliersi? Infine: quale fine hanno fatto i filmati originali, che la Nasa sostiene di aver perso o distrutto?
X Files.
L’obiezione più forte è che Kubrick, da gran perfezionista, ben difficilmente sarebbe incorso in una serie di imperfezioni così marchiane. Eppure… Eppure, per il film Barry Lyndon (1975) la Nasa gli procura delle lenti Zeiss sperimentali, le quali permettono riprese prodigiose con la luce naturale. Un altro indizio?