Si mostrava generoso e munifico agli occhi del mondo. Epperò teneva tanta gola e tanta ingordigia nell’avanzar quattrini da far affari con ladri e rei di diversi delitti, maledici e bestemmiatori. E pretendeva di fare gesti d’amor cortese, di fino amore con ogni donzella, ma n’erano esclusi gli affetti coniugali. Non sapeva resistere alle tentazioni diaboliche della carne: voleva comparir gentile e fedele d’Amore e obliava che i peccati capitali han genere e nome femminino in ricordo della prima sedotta e seduttrice prima, nostra madre Eva.
Non erano più i tempi e il secolo nei quali chi in Italia aveva arte e capacità s'adoperava per il bene pubblico. Le menti non erano più temprate e disciplinate all’onestà per cui ciò che era detto veniva fatto. Quanti fossero, la gente fingeva di non sapere, e molti non sapevano davvero: tanti, si diceva, quanti i giorni della fame. E che la loro povertà fosse vicina alla fame, era vero. E avrebbe potuto far compassione, se non avesse servito a renderli malvagi al di là della stessa natura.
Il mercante aveva dunque il favore del popolo, poiché lo distraeva dalla rettitudine rendendolo noncurante di tutto e di tutti. Ma il suo comportamento lo esponeva a condanne dal pulpito, pericolose secondo lui quanto un fracco di legnate sulle reni. Egli non era uomo capace da sopportare la più piccola menomazione di prestigio, soprattutto ad opera del clero di cui, per ambizione di dominio, aveva sostenuto la parte e le ragioni.
Il giorno della Perdonanza, il mercante s'avviò allora in processione per le strade affollate di gente. Quando venne il suo giro, s'avvicinò compunto e riverente al Vescovo che presiedeva la funzione sacra e alla cerimonia festevole. Teneva scrupoloso la schiena piegata sul ventre pingue e il capo reclinato in segno di sottomissione, osservando il rispetto dovuto. Qualcuno tra il popolo s'avvide di un ghigno pinto sul volto, ma fu poscia bollato come meschino e invidioso.
Il Vescovo stese la mano affinché il mercante baciasse l’anello. - Siete uomo savio e pio, Messere -, disse, - Dio vi renda merito e sgravi dei vostri peccati, come per tutti i benefattori e amici della Chiesa, tra i quali uno dei migliori siete voi -.
- Grazie di cuore –, rispose il mercante, - del resto chiedo solo di poter continuare l’opera mia. Voi m’insegnate cosa questo significa anche per Santa Romana Chiesa -.
Si scambiarono uno sguardo e s’intesero con cordiale convinzione. C’era fra loro la solidarietà d’una profonda comunione d’interesse, tutto terrestre e mondano. E il mercante, se pure costretto a celare sotto finzioni e sotterfugi il suo, da questa soggezione al clero riceveva e ricavava l’impulso ad operare ed arricchire ancora. Tanto più contrito e represso appariva, tanto più poteva esigere il diritto di possedere ciò che possedeva già di fatto e poteva ottenere ancora.
Così accadde che il Vescovo, aggrottando le ciglia, benedisse il mercante con ampio cenno di mano, in modo che il mondo vedesse e capisse...
(dalle Chroniche di fra' Paolino da Castiglione)