Abbey Road è l’ultimo lavoro in studio che i Beatles realizzarono insieme. Venne infatti registrato tra i mesi di aprile ed agosto 1969, successivamente alle sessioni per il progetto Let it be, che uscì soltanto nel maggio del ‘70.
Nella primavera di quell’anno, Paul si mise in contatto con George Martin formulando una richiesta precisa: i Beatles volevano che producesse per loro un disco all’altezza degli anni migliori. Sapendo dei rapporti tesi all’interno del gruppo, Martin obiettò: << Se l’album deve essere come lo facevate un tempo, anche voi dovrete essere quelli di un tempo >>. Paul lo promise a nome di tutti: << Solo, per favore, facciamolo quest’album >>.
Accadde così che, mentre il decennio cominciava a dissolversi, i suoi principali artefici decidessero di girare all’indietro le lancette dell’orologio. John sospese la campagna pacifista con Yoko, George smise di registrare canti per il Krishna Temple, Ringo si prese una pausa come attore e Paul impose finalmente a se stesso una rigida disciplina creativa.
Preminente nella prima facciata, Paul sviluppò praticamente da solo tutta la seconda, realizzando forse la più significativa prova discografica dei Beatles. John rimase in secondo piano, emergendo come voce solista soltanto in tre occasioni ma, ancora una volta, in modo inconfondibile. Come together, con cui si apre l’album, è una delle sue migliori composizioni. Something, il brano successivo, costituisce prova della maturità artistica raggiunta da George e, al tempo stesso, sancisce il suo sganciamento dall’orbita del gruppo.
Paul compare successivamente con Maxwell’s silver hammer, uno swing su uno studente di medicina psicotico, e Oh! darling, vocalmente piuttosto impegnativa, che si rifà agli standard anni ‘50. Octopus’s Garden suona semplice e spensierata come l’indole di Ringo. I want you (She’s so heavy) segna il ritorno di John: è un brano progressive tortuoso e inquietante, l’ultimo in cui i Quattro suonarono contemporaneamente.
La facciata B del 33 giri inizia con l’incantevole Here comes the sun, scritta da George nel giardino di Eric Clapton. Segue Because, con le quattro voci splendidamente armonizzate in una sequenza d’accordi ispirata al Chiaro di luna di Beethoven.
A questo punto Paul prende il volo: con un’unica eccezione, tutti i brani rimanenti gli appartengono. L’idea rivoluzionaria fu di unire frammenti musicali sparsi in un medley, con riprese e variazioni, a costituire una vera e propria sinfonia pop. La suite, chiamata dai critici The long one, richiese un gran numero di sedute di registrazione, di sovraincisioni e mixaggio, ma alla fine raggiunse un equilibrio straordinario. You never give me your money allude alle dispute finanziarie che stavano squassando il gruppo: dopo l’apertura pianistica, il tema principale sfocia in un boogie che conduce a Sun King, cui si riallaccia una ripresa di Because (con il suo curioso grammelot spagnolo). Mean Mr Mustard è il ritratto di un altro personaggio borderline cui segue Polythene Pam, ultimo brano di John, a chiudere la galleria di personalità quantomeno inquietanti presenti nell’album. I tre accordi finali sfociano nella magnifica She came in through the bathroom window, che precede una breve ripresa di You never give me your money, la ballata Golden slumbers e Carry that weight.
The end funziona come la coda decorativa di un finale tutto in crescendo. And in the end / the love you take / is equal to the love / you make, canta Paul come se dovesse giungere ad una conclusione. Invece, dopo una pausa di venti secondi, ecco la prima ghost track della storia: Her Majesty, un quadretto irriverente che conclude l’album con toni provvidenzialmente lievi.
L'insieme suona in modo superbo, la musica è tra la più pulita e memorabile mai offerta dai Fab Four. L’atmosfera di relativa concordia e unione d’intenti svanì tuttavia con la fine delle registrazioni. Il 26 settembre 1969 Abbey Road usciva nei negozi del Regno Unito e contemporaneamente, all’insaputa dei fans, i Beatles smettevano di esistere.
Quarant’anni dopo, però, quell’album in versione rimasterizzata è nuovamente in testa alle classifiche di mezzo mondo. Segno che i quattro ragazzi di Liverpool sono davvero riusciti nel miracolo di fermare il tempo.