dove, dove mi condurrà ora il suo capriccio?
Fin sulla rupe e giù, finché mi ritrovo solo,
smarrito
e il gorgoglio dell’acqua invisibile mi spaurisce.
Dove sarai la volta prossima – non c’è modo di saperlo,
ovunque io vada ti riaffacci a me,
con i capelli color nocciola, i tuoi occhi grigi
e quel tuo arrossir roseo che appare e se ne va.
Sì, sono infine ritornato nei tuoi vecchi luoghi;
ti ho seguito attraverso gli anni, attraverso spazi desolati;
che cosa pensi ora del nostro passato –
scrutato attraverso l’oscuro spazio in cui mi sei mancata?
Che l’estate ci diede i suoi bei doni, ma l’autunno ci divise?
Che le cose fra di noi non erano belle
negli ultimi tempi come nei primi?
Ma ora è tutto finito, malgrado la derisione del Tempo.
So cosa stai facendo: tu mi conduci ai luoghi
che conoscevamo quando vi venivamo insieme,
alla cascata su cui splendeva l’arcobaleno della nebbia,
in quel bel tempo, in quella bella stagione che fu,
e giù, alla caverna, con la sua voce ancor così vuota
che sembra richiamarmi da una distanza di quarant’anni,
quando tu eri tutta rifulgente,
e non il tenue fantasma che ora seguo con passo incerto.
Ignari di quanto li circonda e che presto svanirà,
gli uccelli appena desti si accomodano
e le foche si trascinano pigre;
presto Cara dovrai lasciarmi, le stelle
già chiudono le loro finestre al vago biancheggiar dell’aurora.
Ma, sebbene la Vita si scolori, credimi, non mi dispiace
che tu mi abbia condotto in questi luoghi;
anzi, portami qui ancora!
Sono sempre lo stesso, come quando
i nostri giorni erano gioia e i nostri sentieri giacevano tra i fiori.
(Thomas Hardy. Fotografia scattata a Gressoney St.Jean il 9/9/2009)