(Scritto il 15 ottobre 2003 per Kataweb Forum Cinema)
Il bello di una serata ad inviti sta, appunto, nel procacciarsi un invito: parte una corsa ad ostacoli che il Camel Trophy sembra al confronto una scampagnata dell'Unitre. Soprattutto se ci si muove in ambienti che non sono i propri e che poco si conoscono. Si teme di pestare i piedi, urtare suscettibilità, scavalcare priorità, offendere privilegi... Purtuttavia, alla fine della fiera, ecco il fatidico invito che sventola garrulo come un vessillo sulla tolda della nave. Ci si sente alla stregua di un Re Mangio davanti alla Mangiatoia. Vuoi mettere la soddisfazione di fare il portoghese di lusso, di esser parte, una volta tanto, del club degli imbucati?
Mystic River, che ho visto ieri sera in anteprima, arriva dritto dritto da Cannes, dove è stato presentato con successo di critica, e segna il ritorno alla grande di Clint Eastwood. Narra la vicenda di tre amici che, cresciuti in un quartiere popolare di Boston, si ritrovano dopo molti anni in occasione dell'assassinio della giovane figlia di uno di loro. Il padre, Jimmy (Sean Penn), è un delinquente di piccolo cabotaggio, Sean (Kevin Bacon) è diventato poliziotto, Dave (Tim Robbins) è rimasto mentalmente disturbato a causa della violenza sessuale di cui fu vittima. Gli sviluppi saranno drammatici.
<< Mystic River è un film sulla perdita dell'innocenza e sul destino, su come episodi minimi possono a volte cambiare il corso della vita >>, ha detto Eastwood nel corso di una recente intervista. Il regista conferma, in effetti, la predilezione per le tematiche a sfondo etico: il rozzo ispettore Callaghan sta alle spalle ormai da un pezzo. I personaggi attuali sono spesso dei losers, soli e abbandonati, in continuo conflitto con la società e alla ricerca disperata di giustizia. Il film colpisce per la lucida analisi morale della nostra epoca storica, in cui bene e male si delineano in modo incerto, il passato non si cancella, le colpe non si pagano mai. La soluzione richiede un capro espiatorio: non importa che sia anche l'unico personaggio davvero innocente. Lo spettatore intuisce l’evolversi implacabile degli avvenimenti, ma ciò non toglie che, alla fine, resti in bocca il gusto amarissimo della sconfitta.
Eastwood è consapevole di essere un autore fuori moda. L'impianto dei suoi lavori si mostra classico e formale: niente colpi d'ala, regia essenziale, quasi "invisibile" (ma chi l'ha detto che è un male?), attori diretti con rigore, fotografia elegante. (Unico neo: la tonitruante colonna sonora, in parte composta dallo stesso regista). Ma è proprio questa solidità di stile - tipo Buick Riviera anni '70 - che piace e non stanca mai.
Una menzione particolare va riservata al cast e, principalmente, ai tre protagonisti. Kevin Bacon, pur con quell'espressione fissa che fa onore al cognome, appare come il convincente alter ego di Eastwood. Tim Robbins conferisce credibilità ad un personaggio sfaccettato e complessato. Sean Penn, in certe espressioni (e soprattutto quando indossa gli occhiali scuri) sembra il sosia sputato di Bob De Niro. In un piccolo ruolo ho riconosciuto il compianto Eli Wallach, antico compagno d'avventura di Clint. Un bel commiato per un protagonista della grande stagione del western all'italiana.
Mystic River, di Clint Eastwood, con Sean Penn, Tim Robbins, Kevin Bacon (Usa/Australia, 2003, 137’). Mercoledì 31 marzo, Rai3, ore 21,10.
Ultimi commenti