(Da un appunto preso nella primavera 2004)
Non ci si può immergere due volte nello stesso fiume. Invece, con la scusa della versione restaurata, ho rivisto La dolce vita. Dal primo approccio, una decina d’anni fa, ero emerso in ipossia dopo un’apnea perplessa. Stavolta ho scandagliato le profondità felliniane con un piacere soffuso. Quasi euforico. Forse perché la vita mi ha nel frattempo consegnato un paio di provvidenziali polmoni di scorta. Forse perché solo adesso percepisco il senso, irresistibile, di quel Marcello come here!. Di quell’incertezza tra ispirazione e quotidianità, familiarità ed estraneità, cambiare strada o perderla del tutto. L’occhio di Fellini fotografa in un lucido bianco e nero qualcosa che adesso intuisco anch’io: l’incompiutezza del nostro esistere. Non avere prospettive è come possederle tutte.