La notizia che Prandelli sarà c.t. della Nazionale mi ha riportato alla mente un piccolo episodio. Avevo all’incirca diciassette anni, poteva essere il 1982 o l’83, e mi ero recato con un amico nella sede della Juventus, allora in Galleria San Federico, ad acquistare i biglietti per una partita. Fuori dall’ufficio al primo piano incontrammo un tipo, forse un impiegato, che teneva in mano una pila di cartoline di calciatori bianconeri. << Prendetene una, ragazzi >>, disse costui vedendoci gironzolare lì intorno con aria interessata, e porse ad entrambi quella di Prandelli. Ringraziammo, ma in modo non del tutto convinto: Prandelli stava in panchina, era un onesto faticatore di centrocampo in mezzo ad una sfilza di fuoriclasse e nulla più. Il tipo capì al volo e tirò fuori dal mazzo Tardelli e Cabrini.
Da questo aneddoto si potrebbe ricavare una qualche morale? Probabilmente. Che le persone capaci hanno talvolta bisogno di tempo per emergere. Che la vita prima o poi modifica i valori dati. Che a fare la riserva di Platini si impara moltissimo. Ammesso che ce l’abbia, una morale. Non saprei. In fondo, chi se ne frega del succo della storia. È un aneddoto divertente, e tanto basta. Ci prendiamo un caffè?