Una delle rare volte in cui sono uscito dal cinema con il rimpianto di non essere rimasto a casa. Saverio Costanzo traspone il celebrato bestseller di Paolo Giordano imponendo una chiave di lettura thriller (non horror, come riportano le gazzette) pretestuosa, forzata e scarsamente credibile. La truce complessità della vicenda di Alice e Mattia, entrambi segnati da un’adolescenza borderline, si riduce a una fiction di una superficialità irritante, in cui i personaggi si muovono come fantasmi senza suscitare alcun coinvolgimento emotivo. La dinamica degli eventi procede faticosamente, per apposizione, tra flashback e flashforward immersi in atmosfere artefatte dichiaratamente debitrici di Dario Argento (Goblin compresi). In questo contesto disorganico appaiono fuori fase pure gli interpreti, appena un gradino al di sopra della catatonia. Era proprio necessario che la Rohrwacher calasse di dieci chili, Marinelli ingrassasse di quindici e Timi rifacesse le smorfie di It? Cosa c’entra poi la Rossellini? Chi ha letto il libro ricava dal film un’impressione molesta; chi non l’ha letto se ne chiederà le ragioni del successo (probabilmente anche il senso del titolo). Dopo prove assai convincenti (Private, In memoria di me) Saverio Costanzo becca stavolta una cantonata micidiale. Ma soprattutto Paolo Giordano, cosceneggiatore assieme al regista: i maligni, i quali sostengono che il suo libro sia l’esito di un accurato lavoro di editing, hanno da adesso qualche argomento in più…
La solitudine dei numeri primi, di Saverio Costanzo, con Alba Rohrwacher, Luca Marinelli, Isabella Rossellini, Maurizio Donadoni, Filippo Timi (Ita/Fra/Ger, 2010, 118’). In programmazione al Cinema Fratelli Marx di Torino.