Norimberga, lunedì di Pasqua 2005. È una bella mattinata di sole, seppure non limpida. Giulia indossa una giacca leggera e io ho arrotolato le maniche della camicia. Non abbiamo molto tempo a disposizione: per il rientro occorreranno circa otto ore, traffico permettendo, dovremo dunque ripartire nel primo pomeriggio. Nei giorni precedenti abbiamo percorso buona parte della Romantische Strasse e Norimberga rappresenta un piacevole fuori programma. Di buon passo visitiamo alcune chiese, Sankt Lorenz, la Frauenkirche e Sankt Sebald. Sostiamo nella Hauptmarkt dove si trova la Schöner Brunnen, la fontana gotica simbolo della città. Risaliamo quindi per la Rathausplatz passando davanti all’antico Municipio e, dopo una breve deviazione verso la casa di Dürer, raggiungiamo il possente Kaiserburg che si erge sulla collina.
Verso le 13 ritorniamo in auto, posteggiata nei pressi della Weisserturm. Giulia consulta la guida del Touring. C’è ancora tempo per uno sguardo alla cinta muraria del XIV secolo che, estendendosi per cinque chilometri, racchiude la parte più antica di Norimberga. Metto in moto e mi inoltro per una successione di vie dall’andamento tortuoso. Dopo qualche difficoltà ci ritroviamo proprio in faccia a un tratto di mura. Il senso unico per il quale siamo giunti si biforca davanti a un torrione. A sinistra si va in direzione della stazione e verso l’autostrada per Monaco di Baviera; a destra, un cartello di zona pedonale introduce in una strada piuttosto stretta che costeggia i bastioni, separandoli da un’infilata di casupole malridotte. << Senti, mi fermo a filmare qualcosa. Questione di poco, poi ripartiamo >>, dico, e imbocco per qualche metro il senso vietato.
Sensazione di squallore generale. Il sole nemmeno entra nella via, appena più ampia di un vicolo. Nell’aria un odore di pattumiera poco invitante. << Guarda un po’ lì >>, fa Giulia. Mi volto dalla sua parte. Sedute sulla soglia stanno alcune signore piuttosto formose - trucco pesante, capelli scarmigliati, sottoveste e guepière nera - che espongono in bella vista la propria flaccida mercanzia. Con quelle occhiatacce trucidi che ci riservano, non sembrano proprio delle pacifiche hausfrau. << Ops >>, esclamo di rimando, << ma dove siamo finiti >>. Lì per lì rimango perplesso. L’ossessione di fare qualche inquadratura alla cinta muraria è tuttavia più forte. << Facciamo così >>, propongo a Giulia, << resta in macchina, io me la sbrigo in un attimo e ce ne andiamo >>. Mentre scendo, videocamera in pugno, avverto addosso lo sguardo vigile delle virago. La cosa mi lascia indifferente, in Via Ormea sono abituato a fare lo slalom su e giù per i marciapiedi. Rivolgo perciò loro le spalle, tolgo il copriobiettivo e inquadro i bastioni.
Sto giusto per iniziare la ripresa quando, all’improvviso, sento esplodere dei latrati in lingua teutonica. Mi volto immediatamente e vedo che una delle gorgone, un vero peso massimo - l’adipe traballante, il braccio levato, le gambone ignude ben piantate - si è avvicinata sbraitando. Un altro paio di Furie, poco discoste, le fanno il verso con strepiti acuti da perforare i timpani. Complice l’eco delle mura di fronte, il vicolo diventa la succursale della geenna. In mezzo a quella baraonda, presumo che le arpie mi stiano invitando a ficcarmi la videocamera in qualche orifizio (a scelta). << Stai zitta, brutta cicciona! >>, protesto in italiano, << Che vuoi? Mica sono venuto fin qua per te… >>. Inutile: la mia voce è sovrastata dall’intensità degli schiamazzi, sempre più furibondi. Capisco presto che è meglio non insistere. Faccio dietrofront mandando al diavolo tutte quelle brave signore e risalgo in auto sbuffando.
Giulia è rossa come un peperone. Non si è mossa, e ha fatto bene. << Ma che voleva quella matta? >>, fa tra l’arrabbiato e l’intimorito. << Da quel che ho capito, temeva che la riprendessi >>, rispondo mentre ingrano la retromarcia e con ostentata lentezza ripasso davanti alle Arpie che intanto si sono calmate. << Ma pensa tu. Che postaccio. Com’è possibile che la zona a luci rosse di Norimberga sia a due passi dal centro >>. << Ecchenesò! La guida del Touring, evidentemente, ha preferito sorvolare… Peccato, sarebbero venute fuori delle belle immagini >>. << Delle mura, dici? >>. << No, della cicciona con le chiappe di fuori. Non sono stato abbastanza pronto. Avrei dovuto riprendere la scena. Sarebbe stato divertente rivederla >>. << Sai che roba… >>. << Possiamo tornare indietro, se credi >>. << Ah, beh, se è così ci vai tu. E da solo >>. << No, no. Va bene. Cedo. Mi dico però: tutto ‘sto casino... mica avevo intenzione di discutere sul prezzo… >>. << Scemo! >>.