Anche sui campi di calcio correvano i primi anni ’80. Partito Franco Causio, il Trap alternava sulla fascia destra Marocchino e Fanna, entrambi con scarso successo. Dopo una partita giocata non bene dalla Juventus, credo un pareggio, uscendo dal Comunale presi di mira Fanna: << Si intestardisce con quei dribbling come un caprone >>, sbottai rivolto al mio amico Mauro. << Uno, due, tre… poi finisce sempre per perdere palla. Dovrebbero darlo via, è un brocco… >>. Dietro di me si levò una voce – pesante cadenza lombardoveneta: << Uè, bocia, varda che mio nipote è l’unico lì che ciapa la bala >>. Mi girai, e vidi uno col grugno da scaricatore e il pugno levato come fosse un mazzuolo. Considerando opportuno non replicare, mi defilai tra la folla. Ci saranno stati trentamila tifosi quel giorno, proprio nello zio di Fanna dovevo imbattermi?
Da allora mi sono capitate situazioni analoghe. Perciò, a parte imparare a calibrare i giudizi quando mi trovo in un luogo pubblico, ho coniato quella che potrei definire la prima legge di Pim: ogni volta che parli male di qualcuno, ce l’hai alle spalle.