Esterno notte. La mdp inquadra in campo lungo un paesaggio agreste, sopra il quale la luce lunare filtra attraverso nubi gonfie di pioggia. Si ode un cupo brontolio di tuono. In lontananza appare la sagoma di un castello. Carrellata in avanti e poi verso l’alto. Al piano nobile un salone illuminato a festa, è in corso un gran ballo. La mdp si fa largo ondeggiando tra le coppie danzanti - tutti hanno il capo velato come in un quadro di Magritte -, passa accanto al pianista che porta una benda sugli occhi, poi prosegue rimontando l’ampio scalone a emiciclo. Giunta al piano superiore s’inoltra lungo un corridoio buio ed entra in una stanza dove, sul letto a due piazze, giacciono soprabiti e pellicce. Il vento muove lievemente le imposte socchiuse. La mdp riprende il movimento uscendo sul terrazzo, imbocca una scalinata laterale in pietra, scorre verso il basso, al fondo raggiunge un uomo vestito di scuro che sta correndo nel parco. Senza mai voltarsi, costui si arrampica su una cancellata e la scavalca agilmente. Ad attenderlo in strada una limousine brunastra anni ’30. Sale a bordo, sul sedile posteriore trova un individuo, il volto nascosto nell’ombra. I due cominciano a parlare, ma la musica copre le loro parole. L’auto si allontana, svolta e si dilegua in un sentiero nel bosco. Soft cut. L’inquadratura successiva ci mostra nuovamente il salone, ora deserto. Le coppie che ballavano sono scomparse. Resta soltanto il pianista - la testa piegata da una parte, la benda sugli occhi - che suona sempre più forte. Sono gli ultimi accordi. La musica termina all’improvviso. Cala il silenzio. Dissolvenza in nero.
(Ascoltando La Valse, versione per pianoforte, di Maurice Ravel)
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