eccoli, li vedo tutti i miei treni, li riconosco uno a uno senza scendere né salire, banchine da attraversare, mi sembra quasi di starci a bordo, ancora in viaggio, lo sguardo appeso al finestrino come una mappa da studiare, si inclinano lungo le curve delle vene seguendo un ritmo binario, il passaggio a livello, e sorrido, e mi sento meno solo, meno incustodito, mi sento, sì, di nuovo fugace e veloce