(Elaborato prodotto il 18 novembre 2010 da Anthea, Ele, Ilytata, Lara, Martha, Pim. Con alcune modifiche personali.)
Il nostro gruppo ha avuto la consegna di prendere in esame
il concetto di esosistema, secondo il modello ecologico proposto da
Bronfenbrenner, nel contesto del film Caterina
va in città di Paolo Virzì (2003).
[…] Il primo elemento che
abbiamo considerato riguarda il lavoro del padre di Caterina. Giancarlo
Iacovoni è professore di ragioneria in un istituto tecnico a Montalto di Castro;
insoddisfatto delle condizioni lavorative, decide di chiedere il trasferimento
a Roma. La vicenda prende le mosse da questo cambiamento radicale. L’uomo appare
profondamente frustrato, il trasferimento a Roma gli sembra un'ottima occasione
per mettersi in relazione con persone importanti e quindi trarne qualche beneficio
personale. Arrivati in città, il suo interesse si sposta rapidamente dal lavoro
alle velleità letterarie, incoraggiato dalle nuove conoscenze di Caterina
nell’ambito della "Roma bene", da lui stesso imposte in modo
direttivo.
Inizialmente la figlia non
è a conoscenza delle aspirazioni paterne, nemmeno appare consapevole del
controllo strumentale che il padre compie su di lei, ma ne viene direttamente
implicata. Come esempio evidente consideriamo l'episodio nel quale Giancarlo
tenta di far leggere il proprio manoscritto alla madre di Margherita, compagna
di scuola di Caterina, la quale insegna lettere. Il culmine di quest’ossessione
viene raggiunto in diretta tv durante la puntata del Maurizio Costanzo Show,
nella quale egli sfoga apertamente le sue frustrazioni. Non ottenendo riscontri
positivi, al contrario suscitando disapprovazione diffusa, si ritira dal lavoro
per chiudersi in casa.
Caterina non entra in contatto
direttamente con questa realtà, tuttavia essa incide sul personale processo di
crescita e sulla sua capacità di adattarsi al nuovo ambiente di vita. Abbiamo
notato che il sentimento d’inferiorità che Giancarlo prova nei riguardi dei
genitori con cui viene a contatto viene trasmesso anche alla ragazza. Caterina
comincia a nutrire dubbi circa la propria identità personale e sociale, non essendo
capace di valutare l'orientamento politico o i valori dei gruppi verso i quali
egli la indirizza (trasmissione culturale incoerente).
Prendiamo in
considerazione gli effetti della relazione tra i gruppi dei pari, uno capeggiato
da Margherita (che fa riferimento ai valori classici della Sinistra) e l'altro
da Daniela (simpatizzante di Destra), ideologie con cui Caterina non si è mai
confrontata. Sulle prime la ragazza rimane esclusa, anche fisicamente, dal
gruppo classe. Dopodiché comincia a transitare quasi senza accorgersene da una compagnia all'altra, senza identificarsi in alcuna ma aderendo solo
superficialmente ai valori che esse rappresentano. Partecipando tanto alla
manifestazione con Margherita quanto ascoltando Daniela cantare l'inno laziale,
il risultato che ottiene è il medesimo: un rafforzamento degli stereotipi
culturali. Il continuo "cambiamento di rotta" e le esperienze contrastanti
che vive nei diversi gruppi la rendono incerta sulla dimensione valoriale in
cui riconoscersi.
Altra presenza nel mondo
di Caterina è la madre, Agata, la quale ha uno spazio di vita sconosciuto alla
figlia e che la coinvolgerà solo alla fine del film. Lo spazio di vita al quale
ci riferiamo è il rapporto affettivo con un amico d’infanzia di Giancarlo, del quale
veniamo a sapere soltanto verso l'epilogo. Abbiamo voluto citarlo nonostante riguardi solo indirettamente la protagonista poiché, dopo la
partenza/fuga del padre (a causa della scoperta della relazione extraconiugale)
sembra riacquistare una certa serenità e fiducia in se stessa, senza mostrare
turbamento per la perdita della figura genitoriale.
Tenendo presente il concetto di esosistema, all’inizio
del film Caterina pare svolgere un ruolo passivo poiché, nonostante costituisca il
centro di gravità della storia, la sua presenza non influisce in alcun modo sui
cambiamenti esistenziali dei vari personaggi. Con il superamento dell'esame di
terza media e il successivo ingresso al Conservatorio dimostra tuttavia d’essere
capace di costruirsi un insieme di valori del tutto indipendente. Possiamo concludere che, per quanto possa
apparire effetto di decisioni consapevoli, la vita è il risultato di una
convergenza di fattori esterni spesso imponderabili.
Caterina va in città, di Paolo Virzì, con Sergio Castellitto, Alice Teghil, Margherita Buy, Claudio Amendola (Italia, 2003, 90'). Giovedì 22 novembre 2012, ore 17,50, Rai Movie.
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