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È la storia di un poliziotto, Hank Quinlan, che regna incontrastato su
un’area di confine tra Stati Uniti e Messico fin quando un investigatore
messicano, coinvolto accidentalmente in un’indagine insieme a lui, non scopre
che il poliziotto, circondato dalla mitica fama di avere un’intuizione prodigiosa,
ha l’abitudine di fabbricare prove false contro i suoi sospetti. L’intreccio poliziesco è allusivo e
sfuggente, la regia è di straordinaria potenza drammatica: angolazioni,
montaggio, illuminazione, scenografie conferiscono a ogni sequenza una energia
che stordisce. I dialoghi, crepitanti, sovrappongono il loro ritmo alternato a
quello del montaggio in una fuga inarrestabile, la macchina da presa taglia
diagonalmente le strade di Tijiuana (ricostruita a Venice, presso Los Angeles),
tra il buio e le cartacce sospinte dal vento, o ritaglia prospettive
metafisiche di portici. È una waste land di confine, una terra desolata costellata di luoghi d’abbandono e
fatta di ponti spettrali, lagune industriali, trivelle e serbatoi petroliferi,
vecchi bordelli. Quando Quinlan entra in scena e intorno a lui sciama una corte
di sottoposti e notabili, si sente subito l’odore del teatro: è l’entrata in
scena di un vecchio e venerabile monarca e gli altri attori sembrano quasi rivolgersi direttamente
al pubblico per testimoniare l’ammirazione che nutrono per lui e magnificare e
celebrare il suo potere in quella terra. Una ‘bellissima figura carnosa greve,
impastata di machiavellismo’, scrisse del personaggio Italo Calvino. L’enorme
soprabito grigio, l’ampia camicia bianca, le bretelle con l’attaccatura a ipsilon,
la cravatta sciupata a piccoli rombi chiari su sfondo scuro. E il bastone.
L’apparizione di Quinlan vale già da sola il capitolo di un romanzo. Welles
lavorò sulla propria immagine con lo stesso accanimento che rivela ogni
inquadratura. Solo nel volto, affidato al make-up di Maurice Seiderman, lo stesso di 'Quarto Potere', le abnormi borse sotto gli occhi, il
ciclopico naso finto, il taglio completamente inedito dei capelli, mostrano i
segni della profondità del controllo di una messa in scena nella quale l’idea
stessa di autore celebra una sovranità rabbiosa e inaudita”.
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(Mario Sesti, In quel film c’è un segreto, Feltrinelli)
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L’infernale Quinlan (Touch of
Evil), di Orson Welles, con Orson Welles, Charlton Heston, Janet Leigh, Marlene
Dietrich (Usa, 1958, 93’). Domenica 3 febbraio, ore 22,50, IrisTv.