“… Ma soprattutto perché, quando si viaggia, si entra in una terra di
nessuno. Abbiamo abbandonato il punto di partenza, e le Ferrovie non
garantiscono di toccare un (o addirittura il) punto di arrivo. E allora si sta
lì, si aspetta, e intanto si fanno girare i pensieri, o si guardano le immagini
come se fossero le belle e talvolta orrorose pitture che nell’infanzia
decoravano i libri delle fiabe. E se capitasse - ci si chiedeva improvvisamente - come in quel film con Sofia Loren, Cassandra Crossing, in cui, non ricordo
più bene ma il treno correva, correva, istradato da un demiurgo capriccioso su
linee sempre più improbabili o addirittura abbandonate, sino al disastro finale?
Perché si sa che molte fiabe finiscono male…”.
(Augusto Romano, Il viaggiatore incantato, da In ascolto di Jung, Moretti&Vitali)