La morte di Georges Moustaki –
come di Little Tony, si parva licet – mi ha indotto a considerare che lo
spirito di quei tempi, intendo soprattutto gli anni ’60 fino al giro di boa dei
’70, è definitivamente svanito. Non è rimasto nulla di quell'entusiasmo naïf, di quella freschezza ruspante così ricca di
fermenti creativi. Ci tocca vivere in un momento storico nel quale la musica e le altre
forme d’arte non svolgono più una funzione comunicativa, bensì solo ed
esclusivamente di consumo. Siamo sempre più separati dalla parte profonda di
noi. Nei ristoranti come negli ascensori, la musica è un sottofondo incessante
che ci impedisce di pensare, che non ci lascia soli con noi stessi nell’immenso
vuoto che abbiamo intorno.
(Fotografia scattata all'Hard Rock Cafè di Londra il 10 marzo 2010)