Un magistrato (Michel Piccoli)
ospita nella propria villa parigina tre amici - un regista televisivo (Philippe
Noiret) il proprietario di un ristorante (Ugo Tognazzi), un pilota (Marcello
Mastroianni) - con l’intenzione di suicidarsi in un’abbuffata di cibo e sesso. Banchetti pantagruelici si susseguono senza pause e freni, nel segno di
una progressiva dissoluzione fisica e morale: c’è chi inzuppa rognoni al vino
rosso nella cioccolata e chi immerge il pollo arrosto nell’acquario. I
rifornimenti arrivano su un autocarro dal quale compaiono capretti, maialini, faraone.
Tutti mostrano scarso interesse per le donne, materia di commenti pesanti e relegate
a puri oggetti di piacere. Philippe mostra evidente il nesso tra la regressione
alimentare e l’incapacità di raggiungere una sessualità adulta, e ai compagni
di bisboccia è legato da una complicità velatamente omosessuale. Nella confusione
più totale - dopo le scorribande di tre prostitute e lo scoppio delle tubature
che hanno liberato liquami maleodoranti - è la maestra Andreina a prendere in
pugno la situazione. Assiste alla morte del primo gastrosuicida, Michel, mentre
gli altri imboccano la soluzione definitiva a base di dolciumi. E a Philippe,
rimasto solo, presenta un budino a forma di enorme seno rosa, nel quale egli
affonda la faccia esalando l’ultimo respiro.
Scritto da Marco Ferreri insieme all’inseparabile Rafael Azcona, il film suscitò polemiche infinite al festival di Cannes edizione 1973 (bei tempi, quelli in cui il cinema costituiva pietra di scandalo). La genialità del regista risiede nell’aver messo in scena una parabola spietatamente nichilista sull’autodistruzione che attende la società del benessere, imprigionata in un intrico fatale di eros e thanatos, cibo ed escrementi. Con buona pace di Wilhelm Reich, assai di moda allora, secondo il quale alla rivoluzione sessuale avrebbe fatto necessariamente seguito quella politica. Sebbene i momenti che precedono le abbuffate somiglino ai preliminari amorosi, nell’esperienza gastronomica vissuta dal quartetto manca l’equivalente dell’orgasmo. Decadente, in senso petroniano, è poi il prevalere della quantità quasi nauseante di cibo sulla qualità. Il piacere disciplinato della buona tavola, che comporta la degustazione di vivande capaci di nutrire e soddisfare il palato, viene sostituito da una bulimia devastatrice. Quando i problemi digestivi diventano dominanti sull’appetito, quando salta l’equilibrio naturale tra cervello, stomaco e genitali, la catastrofe sociale si approssima.
La grande abbuffata (La grande bouffe), di Marco Ferreri, con Michel Piccoli, Philippe Noiret, Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni, Andréa Ferréol (Fra/Ita, 1973, 123’). Lunedì 14 ottobre, ore 1,25, Iris Tv.